cucino in giardino

sentieri golosi tra fiori e verdure e piccoli assaggi di cultura del giardino...perché l'appetito vien mangiando

lunedì, agosto 28, 2006

lanterne gialle

A quanto pare non è ancora affievolita la "mania per le clematidi" che, negli ultimi anni, ha colpito l'Italia. Alle esposizioni nazionali, ed internazionali, non c'è stand o vivaio che non presenti una collezione di clematidi, dalle più conosciute alle più insolite. E' divertente pensare come a nord (Germania-Austria, e anche qui da noi in A.A.) ci sia una pazza voglia di giardino mediterraneo, ulivi, melograni, rosmarini, che prosperano per qualche anno, per venire falciati negli inverni come quello passato! Mentre a sud, ispirati dalle riviste, dalla pubblicità ecc. nei desideri giardinieri, al primo posto si piazzino clematidi e ortensie. Per fortuna le clematidi sono piante molto versatili e sapendo scegliere bene ci sono specie adatte anche ai giardini mediterranei, e poi mescolando specie a fioritura precoce e tardiva, si riesce sempre ad avere un angolo fiorito; sono fantastiche anche in balcone, non hanno nemmeno bisogno di un vaso troppo grande. L'unico inconveniente, a volte disastroso!, è che hanno le radici facilmente attaccabili dalle malattie fungine, ma anche a questo c'è rimedio: curare bene il drenaggio, con strati di ghiaino in terra piena e argilla espansa (più leggera) in vaso e, al momento dell'impianto, mescolare un paio di manciate di carbonella tritata (si si quella del barbecue!) alla terra, che deve essere ricca di materiale vegetale (humus e torba) e sempre umida (mai zuppa!). Tra le clematidi che mi piacciono di più, per quegli insoliti fiori gialli, c'è senz'altro la Clematis tangutica. Si arrampica fino a 3-4 metri e cresce molto velocemente ed è molto vigorosa, e si copre letteralmente di lampioncini giallo oro, da fine maggio a settembre-ottobre. In questo periodo il giallo puro dei fiori mette in evidenza i frutti già formati. Buffissimi piumotti, prima argentati e traslucidi come ragni fantasma, poi, mano a mano che maturano, si trasformano in piccoli vecchietti canuti e capelloni, che fanno capolino dalle foglie che cominciano a virare (cambiare colore). Il contrasto è ancora più accentuato e i piccoli soli della clematide splendono fino al tramonto, se si pianta insieme ad un rampicante con la veste autunnale rosso-violetto (vite americana ecc.). E stasera sono in vena: tadà cenetta indiana! Mi sembra di capire, sbirciando i vari post delle amiche e amici bloggisti, che la cucina indiana goda sempre più di un ottimo momento! Da vegetariano è una cucina che conosco e apprezzo da parecchio, ma preferisco le ricette fatte in casa, dove le spezie, ma soprattutto il "piccante", possono essere tenuti sotto controllo. E' partito tutto dalla solita biokistl: stavolta conteneva, oltre a vari ortaggi e frutta, anche due giganteschi rapanelli bianchi, di quelli simil-daikon, ma più piccantini. Mi piacciono anche in insalata, ma mi è venuta voglia di oriente! e allora MUNG DAL E MOOLI
Ricetta tratte da Mung dal : ricettario hare Krishna; mooli: le cucine del mondo-india, vallardi '95

I dal sono creme di legumi (ceci, lenticchie, mung = soia verde...), una via di mezzo tra una vellutata e una zuppa di verdure. Il Mooli è il rapanello bianco stufato alle spezie. Per il dal ho messo a bagno, la sera prima una bella tazza di mung, e poi li ho lessati al dente (15 minuti di fiiiiiii della pentola a pressione). Ho ridotto a cubetti due piccole zucchine e cinque-sei pomodori maturi, privati dei semi. Ho scaldato in una pentola capiente due cucchiaiate di ghee (ghii = burro chiarificato, si può preparare in anticipo e poi congelare o tenere in frigo per tantissimo tempo! lo facevano anche le mie nonne quando non avevano il frigo!) e ci ho fatto rosolare un cucchiaino scarso di curcuma macinata giallo potente - mi fa impazzire, sa di tempio!) e la punta di un coltello di assafetida (giuro ce l'ho! chiedetelo a mrs.bee che l'adora!), poi ho aggiunto i mung e ho fatto rosolare ancora, ho aggiunto il resto delle verdure insieme a un paio di fettine di peperoncino fresco e ho fatto nuovamente soffriggere, poi ho coperto d'acqua calda e ho portato ad ebollizione. Ho coperto il tegame, ho abbassato la fiamma e ho lasciato cuocere per 20', finchè la zuppa non è diventata bella cremosa, ho regolato di sale solo alla fine. A parte ho fatto diventare nocciola tre cucchiaiate di ghee con un cucchiaino di semi di senape neri e gialli e mezzo cucchiaino di cumino di malta (non il carvi!) e li ho aggiunti, belli sfrigolanti, nelle scodelle di dal.

Per il MOOLI, ho sbucciato il rapanello bianco, l'ho tafliato a metà per il lungo e ne ho ricavato tante mezzelune di tre millimetri di spessore. In una padella antiaderente ho scaldato tre cucchiai di olio (ho usato girasole, ma va bene anche soia, non credo che l'olio evo si sposi!) e ci ho fatto rosolare un cucchiaino di semi di "cumino nero" (che in realtà sono i semi di nigella), dopo qualche minuto, quando i semi sfrigolavano ho aggiunto un bel cucchiaino di curcuma (che ci devo fare mi piace assai!), un cucchiaino scarso di paprica dolce e il rapanello. Ho fatto rosolare un pochino e ho aggiunto pochissima acqua. Ho cucinato coperto per 10', quasi a fine cottura ho aggiunto poco sale. Va accompagnato con yogurt denso spolverato di peperoncino. Non avevo tempo per fare anche un pane indiano (ma quanto sono buoni i pani indiani!!), ma devo dire che il pane carasau (resto della vacanza sarda) si accompagnava perfettamente con tutti questi sapori speziati. Nemmeno a dirlo che i piccoli mostri per cena hanno voluto pasta in bianco e wuerstel!

Per la cronaca: la rosa-rapanellosa l'ho realizzata solo per la foto, gli altri petali me li sono pappati alla rinfusa! saluti golosi cat

giovedì, agosto 24, 2006

salcerella

Ogni volta che vedo la salcerella mi viene in mente "cenerella" (cenerentola). Infatti questa graziosa erbacea, durante tutto l'anno ha un aspetto dimesso e poco interessante, in natura la troviamo di solito vicino ai fossi o ai corsi d'acqua, ma come indossa l'abito della festa, si accende del più bel violetto luminoso, rendendo allegro anche l'angolo più buio. La salcerella (Lythrum salicaria) fiorisce da giugno a fine ottobre (da noi al nord da fine luglio a ottobre) rendendosi preziosa per il giardino, in un momento di scarse fioriture. Come ho già fatto capire, non le destinerei un posto in primo piano, ma, vicino all'acqua e in angolini anche poco illuminati dà il meglio di sé. In commercio ci sono parecchi ibridi più interessanti della specie spontanea, a fiori rosa, bianchi o viola intenso. Il nome salcerella deriva dal fatto che le foglie sembrano quelle del salice, piante alle quali si accompagna perfettamente, sia per accostamento cromatico (i salici grigio argento esaltano il porpora della salcerella) che per esigenze colturali (entrambe specie adatte ai terreni umidi).

Adesso la ricetta CAKE SPATASCIATO
..., AVVERTIMENTO PER I DEBOLI DI STOMACO: NON GUARDATE LA PROSSIMA FOTO! ecco cosa succede ad avere fretta: ho bucato con lo stecchino il lato più vicino al bordo, ho estratto lo stecchino, sembrava bello cotto e invece SPATAFLASCH! Il bidone ha gradito!
Ho subito rimediato con una
TORTA CAPOVOLTA DI NETTARINE

Ho sbucciato e tagliato in 4 spicchi 6-8 nettarine (pesche noci), le ho disposte a raggiera sul fondo di una teglia con i lati un po' svasati, precedentemente coperta di zucchero di canna (bianco). Ho passato velocemente la tortiera sul fuoco per caramellare un po' lo zuchero. Ho preparato la pasta con 350 gr di farina setacciata, due cucchiaini di cremor-tartaro, un pizzico di sale, 100 gr di zucchero di canna (bianco), 120 gra di burro morbido, due uova, una punta di coltello di polvere di vaniglia e un bicchiere scarso di latte tiepido. Ho lavorato con le fruste elettriche per un bel po' e poi ho versato sulle pesche, coprendole bene; in forno caldo per mezz'ora a 170°.

Ho lasciato raffreddare, ho passato un coltello a lama liscia intorno al bordo, ho incrociato anche le dita dei piedi e ho rovesciato la torta!

Fiuu..è andata! una spolverata di cacao superamaro (el ceibo, altromercato) e sgnamme!

saluti golosi cat

domenica, agosto 20, 2006

ancora nel bosco

Vi ho già detto della mia passione per il bosco, ma ancora di più amo i luoghi umidi del bosco:
i laghetti nascosti tra le felci, dove a primavera le "rospe"gigantesse, con in groppa un piccolo maschio, depongono lunghissime collanine di perle-uova; i prati umidi dove sembra di camminare su un materasso ad acqua e si ha sempre la sensazione che qualcuno ti afferi lo scarpone ad ogni passo e, tra i ciuffi d'erba, si possono trovare le piccole piante carnivore (drosere e pinguicole, passione sfrenata di mio figlio nik) e dove crescono le orchidee selvatiche, con le inquietanti foglie maculate e i fiori a forma di ometto, che sembrano appartenere più al regno animale che a quello vegetale.
La mia vera passione però, sono i torrenti, l'acqua in movimento, che scorre tra i sassi, che precipita in cascatelle.
Adoro il mare e l'acqua in generale, ma su di me, il rumore e la vista di un torrente hanno un potere di attrazione fortissimo, forse in un'altra vita ero una trota?
I torrenti e le cascate coperte di felci e muschio sono i miei preferiti, ho il guto dell'orrido, nel vero senso della parola (troppo romantico?).
Per questo adoro i giardini cinesi classici, dove l'acqua ha una funzione narrativa e la natura viene rappresentata in forma esagerata. Giardini-natura un po' mostro, che fanno un po' paura, che invitano ad essere scoperti con attenzione, da gustarsi più con la pancia che con il cervello (in antitesi con i giardini giapponesi, dove la natura è rappresentata come entità perfetta: stupendi, maniacalmente ordinati, ma un po' algidi e più adatti ad essere contemplati che sperimentati).
Venerdì, munito 'stavolta di regolare permesso acquistato alla posta, mio fratello, dopo avermi fatto giurare che non avrei svelato il posto a nessuno, nemmeno in punto di morte, mi ha finalmente portato nel "SUO" posto dei funghi.
Bellissimo, proprio come i luoghi che adoro perchè mi mettono un po' in agitazione: un orrido roccioso tutto coperto di muschio, con una pendenza impossibile (mi sono scassato le ginocchia), ma con una concentrazione di funghi che aveva del misterioso.
Funghi quasi luminosi, dall'aspetto marino (da noi si chiamano "manine", e già il termine mi mette qualche brividino), strani cerchi di funghi "fatati" (guai metterci entrambi i piedi dentro!), ma per fortuna anche una tonnellata di porcini vellutati, di tutte le sfumature del crema e del bruciato, che si stagliavano sul muschio verde cupo, o si mimetizzavano tra le foglie secche dei faggi.
Siamo tornati a casa col nostro bel bottino e, ancora oggi a distanza di tre giorni, come salgo in auto sento un buonissimo profumo di muschio e bosco, altro che arbre magique!
I baby funghi saranno oggetto di un prossimo post, intanto vi faccio vedere cosa ho combinato con alcuni dei porcini più golosi!
LA BURIDDA (ligure)
Ho assaggiato questa zuppa di pesce a genova e mi è piaciuta un sacco! e poi da un pezzo mi ammiccava invitante dal libro del vissani (ma ho controllato anche in rete e ho fatto la somma di 20 ricette, ognuna diversa dall'altra!). Finalmente avevo la materia prima giusta.
Dalla pescheria di fiducia ho comprato una grossa seppia, una bella gallinella e alcune trigliette di scoglio (ma si può fare con altri 1000 pesci, a voi la scelta).
Ho imbiondito nell'olio di oliva xv (provo a scrivere così dopo che in 1000 mi hanno chiesto: ma che cavolo è l'olio evo?!) una bella cipolla tritata finefine, con un mazzetto di prezzemolo e un'acciuga sott'olio e un pizzico di chiodi di garofano macinati . Poi ho aggiunto 5-6 gherigli di noci tritati finemente, e ho sfumato con un bel bicchiere di vino bianco secco. Quando l'alcool è evaporato, ho aggiunto una ventina di pomodorini ciliegina, ho aggiustato di sale e pepe (poco sale altrimenti si rischia di rovinare tutto, meglio regolare bene a fine cottura), ho aggiunto un po' d'acqua calda (qualche cucchiaiata) e le seppie o i pesci che devono cuocere di più.
Dopo un quarto d'ora scarso ho aggiunto 4-5 bei porcini freschi (si puo fare anche con quelli secchi, ma vuoi mettere?) tagliati a cubetti pseudo-regolari (almeno ci ho provato, scusa viss!), e poi a seguire i filetti di gallinella e per ultime le trigliette di scoglio.
Ho portato a cottura, ho regolato di sale e pepe e ho servito la buridda calda, su crostoni di pane tostato, con un filo di olio xv oliva crudo.
Per uno come me, che non ama l'abbinamento pesce-pomodoro, questa zuppa di pesce è veramente l'ideale. saluti golosi cat

giovedì, agosto 17, 2006

nel bosco

Uno dei miei primi ricordi è legato al bosco, in compagnia di mio fratello e di mio padre, forse assaggiando delle fragoline o degli altri frutti selvatici. Da piccoli trascorrevamo due mesi (agosto e settembre) in montagna, in compagnia dei nonni, ed è proprio la frequentazione quotidiana del bosco (per fare legna, andando per funghi o solo per una passeggiata) che me lo ha reso così familiare e che mi spinge, ancora oggi, a cercare, non appena possibile, di trascorrerci qualche ora, anche in solitudine. Fortunatamente abito in una città che ti permette, a pochi minuti di macchina, di trovarti nel fitto di un bosco. Anche se, a dire la verità, non esiste posto più antropizzato di un bosco sudtirolese: ad ogni passo una panchina, un crocifisso, una catasta di legna ben ordinata,... non che mi diano fastidio, ma tolgono quel sapore un po' selvaggio che vado cercando nella natura, fuori dal giardino. Pensandoci bene, sono un po' ingenuo, perchè un bosco per vivere bene, ha bisogno di cure costanti, nuovi impianti, sfoltimenti, ecc., ma a volte la cura maniacale mi disturba un pochino. Anche nel più curato dei giardini mi piace lasciare qualche angolino selvatico, scapigliato, introducendo qualche specie spontanea, secondo me danno gusto a tutta la composizione, ma fallo capire ai committenti! In questi giorni di vacanza non perdo l'occsasione per andare nel bosco con i miei bambini, proponendo di assaggiare ogni bacca commestibile, annusando il muschio e negli ultimi giorni, scoprendo i funghi! Oggi siamo stati a S.Genesio, ufficialmente per cercare mirtilli (e ne abbiamo trovati! a presto il post) ma sul cammino ci siamo imbattuti in alcuni funghetti...che volete farci?, non potevamo mica lasciarli a quelle ingorde delle lumache (oggi giorno dispari divieto di raccolta!). Per primi abbiamo incontrato i "segna-brisa" Amanita muscaria (la brisa da noi è il porcino), i funghi delle storie di fate e folletti, i funghi-icona, con la testa rossa a pallini bianchi, bellissimi! Subito dopo, tra un mirtillo e l'altro, a conferma della diceria popolare, abbiamo trovato delle belle brisotte, Boletus edulis, una gigante e alcune piccoline, la mamma e le figlie, secondo i miei boys, esteticamente meno belle dell'amanita, ma che gusto!. La cosa che più mi fa inca...re, durante queste passeggiate, è vedere i funghi non commestibili calpestati o divelti intenzionalmente! I funghi sono una componente fondamentale nell'ecosistema del bosco, e distruggerli per il solo gusto di farlo, non ha senso, impedisce la loro moltiplicazione.
Siamo tornati inzuppati ma contenti a casa, e mrs. Bee ci stava preparando una zuppa d'orzo bella calda, abbiamo fatto uno più uno ed ecco la cena:
ZUPPA D'ORZO CON PORCINI (ragazzi qui da noi fa fredooo!):
Mrs. Bee, che cucina ogni giorno! (e mi accusa di cucinare solo per il blog! hehe è un po' vero! ma mi piace proporre cose almeno un po' insolite) ha tritato una bella cipolla bianca, una costa di sedano e due carote, le ha soffritte in olio evo, con un po' di pepe, quando si sono dorate ha aggiunto dell'orzo perlato, circa due bicchieri per 4 persone, e ha coperto di acqua calda Ha fatto cuocere per 25 - 30 minuti in pentola a pressione. A cottura ultimata ho pulito con uno straccetto umido i porcini bebè e li ho affettati sottilmente(mi sono sentito molto erode!), li ho passati in padella con una noce di burro, un po' di sale e pepe e li ho aggiunti alla zuppa d'orzo.
Naturalmente i bambini hanno preferito la variante con maiale affumicato! non c'è speranza, i miei figli non saranno mai vegetariani! saluti golosi cat.

venerdì, agosto 11, 2006

sorbo rosso

Questa settimana i "piccoli mostri" erano a casa tutti e due e neanche una nonna o una zia disponibile, così abbiamo deciso che mrs.bee sarebbe andata al lavoro di mattina e io di pomeriggio.
Ieri mattina, sfidando i lupi per il freddo, ci siamo vestiti pesanti e abbiamo fatto una gita al Colle , un bel posticino a 1200 m s.l.m. a soli 10 minuti di macchina da BZ, con la ferma intenzione di tornare a casa pieni di funghi!
Ahinoi il colle è molto frequentato, di funghi solo un pugnetto di finferli! abbiamo dovuto optare per degli ottimi lamponi (pappati sul posto) e per un bel borsone pieno di cime fresche di ortica. Abbiamo pranzato al Colle sotto questo stupendo sorbo degli uccellatori, che rallegrava la giornata grigia, con i suoi grappoli arancione acceso.
Il sorbo degli uccellatori, Sorbus aucuparia, è un bell'albero della famiglia delle rosacee (mele pere..ecc), adatto ai giardini con terreno fresco e tendente all'acido.
Forse il S. aucuparia è più indicato per giardini di collina o montagna, ma ha dei cugini che si adattano perfettamente ai terreni calcarei, altrettanto ricchi di bacche colorate, come ad esempio il Sorbus aria, o per le pianure il Sorbus domestica, che produce delle ottime "melette" commestibili, le sorbole!
Purtroppo in Alto Adige il Sorbus aucuparia, come il cugino biancospino, può essere piantato solo in montagna, perchè è "portatore sano" di una virosi che colpisce le coltivazioni di mele (il colpo di fuoco), ma voi che non avete questo problema piantatelo! è bello in primavera per la fioritura bianca, in estate per la bella chioma e in autunno inverno per le bacche colorate, cosa volete di più da un alberello!
La leggenda vuole che il nome derivi dall'usanza dei cacciatori, di attirare gli uccelli con le bacche colorate del sorbo...un'altra leggenda, che mi è più simpatica, vuole che il sorbo sia un potente cacciastreghe, di qui l'usanza di appendere dei mazzetti di bacche di sorbo sugli usci delle case montanare.
Una grappa particolare, dal gusto fruttato e amarognolo, si ottiene lasciando in infusione le bacche del sorbo in acquavite, raccolte dopo che hanno preso il primo gelo.
Cosa abbiamo fatto con le ortiche?!
GLI SCHLUTZER ALLE ORTICHE AI FIORI DI MALVA
Gli Schlutzkrapfen (letteralmente : ravioli scivolosi) sono tra i piatti sudtirolesi che mi gustano di più! sono un po' laboriosi, ma di solito ne faccio in quantità industriale, così posso surgelarli!
Ho lessato le punte di ortica (circa un kilo da crude) in poca acqua, le ho strizzate molto bene e le ho tritate col mixer.
Ho tritato due scalogni finifini, e li ho soffritti con un bel cucchiaione di burro (è una ricetta montanara CI VUOLE IL BURRO POCHE STORIE!) al quale ho aggiunto un cucchiaio di farina e un pizzico di sale, ho lasciato rosolare come per la besciamella e ho aggiunto due bicchieri di latte caldo; ho lasciato addensare ben bene e poi ho aggiunto un bel pugno di grana grattugiato e una generosa grattata di noce moscata e pepe. Se dovesse risultare troppo morbido basta aggiungere pane grattato, fino alla consistenza giusta per una farcia; ho aggiunto le ortiche tritate (vengono ottimi anche con gli spinaci) e ho messo a raffreddare.
Nel frattempo ho impastato 250 gr di farina manitoba con 250 gr di farina di segale integrale, due uova, un pizzicone di sale e poca acqua calda, fino ad ottenere una pasta abbastanza elastica. Ocio che la farina di segale è appiccicosissima e serve molta farina per la spianatoia.
Ho lasciato riposare la pasta per un'ora, l'ho lavorata a pezzettini con l'imperia e ho tirato le sfoglie, non troppo sottili (tacca sul 5 o sul 6 max, è una pasta integrale deve rimamere bella "stagna").
Con un coppapasta ho tagliato i dischetti, ho messo una pallottola di farcia nel centro e ho fatto gli Schlutzer, mi raccomando per evitare che i dischetti si attacchino fatalmente al tavolo spolverizzare con un velo di semola finissima.
Ho messo a bollire l'acqua, l'ho salata e ho aggiunto un cucchiaio di olio e.v.o., ho tuffato gli schlutzer per pochi minuti e li ho messi a scolare in un colapasta.
Ho fatto fondere del buon burro (io adoro quello della latteria di Vipiteno), con alcune foglie di salvia e un pugnetto di fiori di malva essicati, finchè il burro non è diventato color nocciola (Schmolz).
Ho condito gli schlutzer col burro e una buona grattata di grana...Mahlzeit! (buon appetito in tirolese) saluti golosi cat

martedì, agosto 08, 2006

una bordura all'ombra

Forse perchè rispecchiano il mio carattere, ma i giardini in penombra, i boschi dove la luce filtra tra i rami fitti, i cortili tra i fabbricati, gli specchi d'acqua neri e profondi mi hanno sempre attirato. Ebbene si, ho un animo dark (dovreste vedere le foto di come mi conciacvo a 18 anni, tutto nero! con le creste e tutto l'armamentario di croci ed ammenicoli vari...se mio figlio mi dovesse tornare a casa tatuato e pircingato, come potrei inca....rmii!). Ma torniamo ai giardini d'ombra, in estate sono fantastici nascondigli dove proteggersi dal sole e, con un po' di fantasia, si possono rischiarare e rendere meno cupi, con bellissime piante. Le specie d'ombra più interessanti provengono dal sottobosco, e tra le più belle, dai sottoboschi orientali, cinesi e giapponesi! Anche il nostro sottobosco offrirebbe una grande varietà di piante meravigliose, ma, a parte le felci e poche altre specie, il problema è trovarle dai vivaisti. Sconsiglio vivamente di raccoglierle dai boschi, perchè il 90% delle volte non sopravvivono al trasporto e al trapianto, ed inoltre molte piante sono protette e, oltre al grave danno recato al bosco, si rischierebbe una multa salata. Tra le mie beniamine ci sono le Hosta (in infinite specie e varietà, date un'occhiata al vivaio Priola, rimarrete imbarazzati dalla scelta!) e l'erba di Hakone, Hakonechloa macra "Aureola", specialmente mescolate tra loro.
Le hosta, molto plastiche e un po' rigide, vengono alleggerite dai filamenti verdi e giallo oro dell'erba di hacone. Per l'erba, simile ad un bambù nano, non occorre praticamente manutenzione, se non il taglio completo della parte aerea a fine febbraio. Quelle della foto, al momento dell'impianto poco più grandi di un ciuffetto di erba cipollina, sono diventate così in un anno!. E adesso Melanzana-meme! MELANZANE PERLINE & CO. CON FARCIA IN VERA "FINTACICCIA"
Al mercato ho trovato delle melanzane perline bellissime,come potevo non cogliere al volo il meme della melanzana?! Ho fatto un brodino vegetale e ci ho cotto il granulare di soia (200 gr) con tre bei cucchiai di salsa di soia, per cinque minuti, ho lasciato in infusione un paio d'ore, ho scolato e strizzato la soia e l'ho messa in una terrina. Ho aggiunto due uova, grana e pecorino grattugiati, un bel pugno abbondante, prezzemolo tritato, pistacchi e pinoli tritati grossolanamente, un pugno di uvetta ammollata, e uno scalogno tritato soffritto in olio evo, pepe, sale e noce moscata. Ho bollito le melanzane per tre minuti in acqua acidulata (aceto) e salata, e per non farle sentire troppo sole, le ho accompagnate con delle zucchine e dei pomodorini ciliegini. Le ho tagliate a metà e le ho "'mbuttunate" (si scrive così?). Unta di olio una pirofila, le ho infornate a 180° per 10-15.' Sono buone tiepide accompagnate da pane bruschettato, o per i più coraggiosi, fredde da frigo, a rischio congestione! saluti golosi cat

sabato, agosto 05, 2006

il fiore di zefiro

Alcuni anni fa, si è trasferita nel nostro palzzo una nuova famiglia, portando con se fortunatamente, oltre ai mobili ecc., alcuni vasi di fiori, anzi precisamente alcuni vasi colmi di ciuffetti verde intenso, tipo erba cipollina, ma più rigidi e scuri. Non li avevo mai visti, e nel vaso, tutti stipati gli uni agli altri, avevano un aspetto molto fresco e simpatico, figuratevi che curiosità mi hanno fatto scattare!. Il mistero è durato due anni, poi, i ciuffi hanno cominciato magicamente a fiorire, fiori a forma di croco bianco puro, i fiori bianchi sono i miei preferiti! Cerca che ti ricerca, ho scoperto il loro nome: Zephyranthes candida, fiori di Zefiro; con un nome così non potevano che essere meravigliosi. Nella luce del tramonto, illuminano tutta l'aiuola. Sono delle piccole piante bulbose, originarie dell'Argentina e appartengono alla fam. delle Amaryllidaceae, fioriscono da agosto a fine ottobre (a BZ), quando il giardino e il balcone sono un po' spogli, e hanno un grande pregio, sono sempreverdi! Con Enzo (il nuovo vicino) abbiamo provato a piantarli in terra, in un'aiuola a mezz'ombra, e non solo hanno resistito a questo inverno gelido, ma si sono rapidamente moltiplicati. L'unica pecca è che in catalogo credo li abbia solo Floriana bulbose, che fortunatamente vende per corrispondenza.

Adesso se magna! Dopo tutti questi dolci finalmente una ricettina salata (ocio con i pomodori secchi o rischia di diventare troppo salata!)

FREGULA SARDA CON LENTICCHIE E FINFERLI

Dalla Sardegna ho portato un bel po' di confezioni di fregula, una "pasta" artigianale, a base di semola di grano duro, una specie di mega-cuscus (non me ne vogliano gli amici sardi, ma è per spiegare la forma a chi non la conoscesse!), e mi sono ispirato alla ricetta sulla confezione. Normalmente la fregula si condisce con le arselle, ma io detesto i frutti di mare! Dunque, avevo a disposizione delle piccole lenticchie umbre già lessate, ho "messo su" l'acqua per la pasta, e, a bollore e dopo averla salata, ho buttato la fregola (circa un etto e mezzo per 4 persone) e una patata tagliata a cubetti. Ho pulito i finferli (gallinacci, galletti, Catarellus cybarius!) e li ho saltati in padella per pochi minuti con due begli spicchi d'aglio interi, olio e.v.o. e due pomodori secchi, rinvenuti in acqua, tagliati a striscioline. Nel frattempo ho scolato fregula (deve rimanere un po' di acqua di cottura) e patate, le ho aggiunte ai funghi e alle lenticchie (circa una tazza), ho aggiunto un po' di olio e ho fatto saltare il tutto con un po' di prezzemolo tritato. Ci è piaciuta molto! saluti golosi cat