brividi e tarassaco
E’ un luogo splendido, con una concentrazione staordinaria di case signorili, alcune antiche, altre più recenti, tutte perfettamente in ordine, ma che non ho mai avuto il piacere di vedere aperte.
Anche i giardini, semplici, eleganti, con alberi secolari, sono sempre curati e impeccabili, ma non si vede mai nessuno passeggiarvi.
E sì che ci sono stato parecchie volte all’Assunta, e in ogni periodo dell’anno !
Alcune case fanno immediatamente pensare agli Addams, altre a “the others”.
Solo un paio di “residenze” sono regolarmente abitate e i personaggi che ci abitano sono da romanzo (ad esempio una canuta contessa attorniata da cavalli e cani, sulla quale tutto il paese
inventa storie stravaganti, un allevatore di lama – che pare di essere sulle ande…), insomma proprio un posticino interessante!
Proprio vicino al giardino che dovevo misurare, c’è un bel bosco di faggi con una strana costruzione, che noi chiamiamo l’osservatorio.
Una specie di padiglione ottagonale, su alti pilastri in muratura, ora ristrutturato e recintato, ma fino a qualche anno fa accessibile e, all’interno del padiglione, tutto affrescato, con mio fratello abbiamo trovato solo una sedia e un tavolino, coperti di polvere e vecchissimi vetrini da microscopio, con le etichette bordate di blu e scritte in latino, e apparentemente “sezioni di cervello???”o forse cavolo? da brivido!
E non è finita qui! Nel bosco, vicino all’”osservatorio”, alla fine di un viale di giganteschi faggi c’è un monumento funebre ad una “moglie esemplare e madre tenerissima”, mi sono sempre augurato fosse solo un monumento e non una tomba; un tempietto neoclassico, all’interno di un cerchio di faggi secolari, un po’ in rovina, tutto coperto dalle foglie croccanti dei faggi, con un bel bassorilievo in marmo, da far invidia a Bram Stocker.
Bene, l’altro pomeriggio, misura e rimisura sono arrivate le sette e ho dovuto attraversare il bosco tutto solo soletto, e, nonostante ci fosse ancora una bella luce calda, che accendeva le eriche violette e i crochi candidi sotto i faggi, la Daphne spandesse il suo profumo un po’ velenoso e le primule, scappate ai giardini, mi facessero l’occhiolino, io, come dire, ho allungato un po’ il passo!
Ma la gola è stata più forte della sghega ( sghibbia, strizza, chiamatela come volete).
All’uscita del bosco, in un grande prato inclinato, il mio sguardo si è posato sulle tenere rosette dei denti di leone, freschi freschi dalla nevicata dei giorni scorsi, e armato di coltellino, mi sono messo a raccoglierli.
Il Taraxacum officinale, tarassaco o dente di leone lo conosciamo un po’ tutti, e sappiamo quante buone proprietà depurative possieda , ma è anche molto saporito se si apprezzano i sapori un po’ amari.
Io ci ho fatto un bel
RISOTTO CON TARASSACO, SENAPE E CAROTE
Ho soffritto uno scalogno , una punta d’aglio, e un cucchiaino di semi di senape gialla in olio evo, ci ho aggiunto il riso (un buon vialone), ho fatto tostare un pochino, poi ho aggiunto un bel po’ di tarassaco tritato e ho lasciato soffriggere alcuni minuti, sempre rimestando. Ho aggiunto una carota a piccoli cubetti per bilanciare l’amarognolo del radicchio, una manciata di capperi dissalati e un paio di mestolate di brodo vegetale bollente e ho tirato la cottura un po’ all’onda, come piace a me. Nel frattempo ho saltato in padella il restante tarassaco con olio evo e uno spicchio d’aglio, giusto per ammorbidirlo un pochino. Ho servito il risotto con il radicchio e una manciata di semi di girasole e mi sono gustato il piatto amarognolo, saluti golosi cat