cucino in giardino

sentieri golosi tra fiori e verdure e piccoli assaggi di cultura del giardino...perché l'appetito vien mangiando

venerdì, aprile 18, 2008

non capisco!

Non capisco! (tante cose da un po’ di tempo)

Prima hanno spazzato via questa e tra un po’ anche quest’altra casa dovrà scomparire dal mio quartiere. Ovvero, capisco benissimo, è sempre una questione di soldi, ma mi monta la rabbia ugualmente, anzi dipppiù.

La casa non è un granché, ma il glicine bianco che la veste è una meraviglia, lo integrassero almeno nel nuovo progetto!

Questo glicine è qui da un bel po’ di tempo e quando sfreccio per strada in bici (è una di quelle belle strade in discesa, dove la pedalata si rende inutile), vengo avvolto dalla nuvola del suo profumo, che ne annuncia la presenza a parecchi metri di distanza, e mi si allaccia addosso fino al semaforo in fondo alla strada; a volte, assicuratomi che non arrivino auto, chiudo gli occhi per un istante e mi sembra di gustarlo al meglio.

Non sono un grande appassionato di varietà albine delle fioriture, ma ripensandoci, è tutta una questione di sfondi, sfumature e accostamenti!

Qui e ora, con questo intonaco ocra, i grappoli bianchi illuminati dal sole al tramonto hanno un sapore di padiglione imperiale cinese e mi mancheranno.

Teoricamente ci starebbero bene delle ricetuzze bianche, e invece no, verdi!

Per ritrovare la calma e l’armonia, una bella zappetta zen (di quelle che mi suggeriva equi tempo fa), che tranquillizza tutti tranne la bee, che al solo pensiero di assaggiarla va in escandescenza!

VELLUTO DI CRESCIONE

(perfettini, ho provato a pulire il bordino della tazza, inutilmente! )

Mi sono procurato un bel mazzo di crescione al banco del solito contadino, l’ ho lavato velocemente, l’ ho asciugato e l’ ho tuffato in due belle tazze di brodo vegetale bollente (provate a fare il brodo con i soliti cipolla, sedano, carota e rapa! Un gustino fine fine, quasi giappo) e ho fatto riprendere il bollore. Ho tolto dal fuoco e ho passato al mixer, ne ho prelevata una tazzina e ci ho sciolto per bene due belle cucchiaiate di formaggio cremoso spalmabile, sì sì quello bianco un po’ acidulo; ho mescolato con il resto della zuppa e mi sono goduto il bel verde tenero del risultato.

Per il dessert, ancora verde!

Con la Biokistl è arrivato un bell’avocado maturo…si fa il gelato!

GELATO DI AVOCADO E YOGURT DI CAPRA

Questo gusto è un grande classico della più buona gelateria bio di BZ (quando proprio sono in vena, e decido di strafare mi sparo un cono cioccolato 70%, pera e panna montata, una roba da avere le visioni!), e a forza di assaggiarlo, ho deciso che era il momento di provare a farlo da solo.

Ho scavato la polpa dalle due metà-avocado, conservandole in freezer. Ho passato la polpa matura al mixer con due yogurt di capra, due cucchiai di miele di acacia, la punta del coltello di vaniglia naturale e un cucchiaio di olio di riso. Ho messo in freezer in un contenitore di alluminio e ho continuato a mescolare, ogni 10-15 minuti circa, finché non si è formato il gelato (non avevo voglia di andare in soffitta a tirare giù la gelatiera! A proposito devo inaugurare la piastra per i waffel..a presto!). Ho riempito i due mezzi gusci, il tempo dello scatto e me li sono pappati prima che si sciogliessero.

Dallo schizzamento assoluto, la sera praticamente svengo sul divano, vi auguro un buon fine settimana.

A tempi meno concitati e confusi, saluti golosi cat

giovedì, aprile 10, 2008

spaesaggio mediterraneo

Per migliorare l’umore, che di neve non ne posso più! mi gongolo in uno dei miei consueti spaesaggi che mi si è manifestato così, all’improvviso, l’altro giorno durante un sopralluogo, almeno questa volta c'era il sole!.

Ore quattordici, appuntamento in Salita S. Osvaldo (già il nome non prometteva niente di comodo), di proseguire in bici non se ne parla, lo shimano era già alla prima ridottissima, proseguo a piedi, sotto una ciocca che picchiava duro, io, vestito ancora come quest’inverno e con lo stomaco contenente un lauto pasto: uno yogurt magro.

Son lì che annaspo e un profumo di aghi di pino secchi e terra polverosa, zaff, mi proietta al mare, mi guardo un po’ intorno: pini, cipressi, rosmarini, mimose, ulivi, viburni, magnolie, ma dove sono in Liguria? o a Capri? Guardo verso il mare e …Bolzano? Ma come?

Sì nella mia città ci sono due luoghi speciali, due avamposti di mediterraneo, che tra la fine dell' Ottocento e i primi del 900 sono stati trasformati in passeggiate “sulla città”, due passeggiate che hanno ancora un sapore di "cure termali" di Jugendstil; due costoni di porfido esposti a sud, che trattengono il calore del sole, permettendo la crescita di specie tipicamente mediterranee (in un angolino protetto ci sono anche due carrubi e i fichi d’india!).

Quando mi prende la voglia di mare e di sud, ma le vacanze sono faticosamente lontane, mi sparo un giretto sulle passeggiate del Guntschna o a S. Osvaldo, nella speranza di venire sopraffatto da uno spaesaggio, meglio se a stomaco vuoto!

E per tirare un po’ su gli zuccheri e tornare coi piedi in Südtirol ho fatto merenda con lo

SCHÜTTELBROT O “PAN SCOSSO” (libera traduzione!)

Lo Schüttelbrot è uno di quegli antichi pani adatti alla luuunga conservazione, tipo le frise….letteralmente vuol dire pane scosso, scrollato, stampagnato! Veniva impastato e cotto al forno e poi lasciato seccare su apposite “rastrelliere” in legno, e poteva durare parecchie settimane.

Non credevo fosse così semplice da sfornare, e ha profumato la casa di forno e di fieno (grazie alla trigonella e il cumino) per alcuni giorni.

Lo Schüttelbrot non è proprio adatto a tutti i denti, occorre avere un buon morso! Ma si può gustare anche spezzettato , anzi, le briciole e i tocchetti scrocchiarelli sono i più ambiti.

Tradizionalmente andrebbe accompagnato con dei bei tocchetti di Speck , ma siccomepoimirinfaccianochesareiquasivegetariano! Mi gusta molto anche con i formaggi o gli spalmini e gli irrinunciabili cetrioli in agrodolce (ne facciamo fuori un vaso da kilo a settimana!).

Allora, ecco la ricetta, al mattino ho mescolato 350 g di farina integrale di segale con 250 g di farina integrale di farro, un cucchiaio di zucchero di canna, un cucchiaio abbondante di misto di spezie per pane ( parti uguali di trigonella, cumino e finocchio tritate finemente), 2,5 g di lievito di birra disidratato e ½ cucchiaio di sale e ho impastato con ¼ di litro di acqua tiepida e 1/8 di latticello e due cucchiai di olio (ho usato girasole, vabbè l’avamposto mediterraneo ma lo schüttelbrot con l’olio evo non mi convinceva!), ho impastato un po’, ho coperto con un panno umido e ho messo a riposare.

La sera ho aggiunto ancora 1/8 di latticello e 1/8 di acqua tiepidi (ocio che non diventi troppo fluida!), e ho impastato nuovamente, la pasta deve risultare cremosa e un po’ appiccicosa, di un grigiognolo inquietante .

Ho bagnato e strizzato 4 fogli di cartaforno e ho rivestito le teglie, ci ho “spalmato” l’impasto con le mani bagnate, stendendolo in un velo sottile (meno di un centimetro) e cercando di dare una forma tondeggiante.

Si chiama “pan scosso” perché l’impasto, semi-liquido, veniva piazzato a mucchietti sopra taglieri di legno e scosso e picchiato julentemente fintantoché non acquistasse la caratteristica forma spetasciata; forse per questo che alle 11 e mezza di sera, con la bee addormentata sul divano, non me la sono sentita di usare il metodo tradizionale, e ho trovato nella spalmatura una valida alternativa. Una pennellata con rosso d’uovo sulla superficie e una spolverata di semi di cumino interi, un quarto d’ora di lievitazione al caldo e poi in forno caldissimo per circa un quarto d’ora 20 minuti.

Il giorno dopo 15 minuti di forno tiepido a biscottare.

La prossima volta spargo della farina sulla cartaforno, è una caratteristica che ho dimenticato.

Come vorrei dedicare più tempo al blogghe, ma la primavera incalza, nonostante la neve, e qui sono tutti fuori di testa! Saluti golosi cat