cucino in giardino

sentieri golosi tra fiori e verdure e piccoli assaggi di cultura del giardino...perché l'appetito vien mangiando

lunedì, maggio 19, 2008

memelecosechemipiacciono: il cat

Com’era quella?: fermate il mondo, voglio scendere!

Non chiedo tanto, ma un’intera bozza di cinar forse basterebbe a fermarmi qualche oretta!

Ma non voglio stressare col lavoro, anzi, oggi voglio parlare proprio del lato che più mi piace: pensare uno spazio, un insieme di piante, tessiture di foglie, materiali, colori, pre-figurarli bene in testa e poi vedere realizzato quello che avevo solo immaginato.

Mi piace incantare i committenti con la descrizione delle “visioni” dei loro giardini o terrazzi, e mentre descrivo, gesticolo, faccio sentire profumi, salto di qua e di là per far vedere una pianta o un materiale (dovreste vedere l’imitazione che mi fa il capo…troppo da ridere!), e ho sempre la sensazione che questo gioco, sottosotto, piaccia parecchio anche ai clienti.

I giardini che mi soddisfano di più sono quelli dove posso “smanazzare direttamente” a volte anche sbadilare, posare pietre o piantare pianuzze; sì sì, spesso e volentieri partecipo attivamente alla vita del cantiere, e non sapete quanto gusto ci provi.

cat e il capo in una meritata pausa di riposo!

Dopo settimane al computer, la gioia di aver realizzato qualcosa con le mie mani è più forte della spossatezza che mi rimane addosso e un leggero male ai muscoli fa parte del gioco, e raddoppia la goduria.

Ma il mio lavoro non è tutto rose e fiori – hihi - i lati oscuri si chiamano …preventivi, stime e computi metrici, che si accumulano sulla scrivania e popolano i miei incubi peggiori!

Ma ci sono anche molti lati comici, a volte tragi-comici e si chiamano “clienti bizzarri” che, a piccole dosi, tirano su anche il morale, come il cinar: archiniere, l’altro giorno ho visto un film con una signora inglese con delle bellissime rose sul cappello, me le può procurare? – archiniere ma è sicuro che questa pianta sia adatta per il mio quadro astrale? (giuro! Ecchissono la Linda Wolf?) – ma come scusi il prato in rotoli va innaffiato?? – dice che delle ninfee finte stiano bene in piscina? E via col lissio…

Questa, come avrete capito è una delle voci del “meme di quello che mi piace fare”: il mio lavoro, croce e delizia!

Come seconda cosa metterei sicuramente: inventare storie e canzoni bizzarre con i pm, i miei figli, la sera prima di andare a letto o nei pomeriggi uggiosi, durante gli improbabili riposini pomeridiani. Le storie partono sempre in maniera tradizionale, ma durante la narrazione prendono pieghe bislacche e sgangherate che a volte ci fanno ridere fino alle lacrime e i pm, tutti gasati, non riescono più ad a addormentarsi, e io mi gongolo tutto nel sentirli sganassare. I nostri pezzi forti sono: le avventure di cotty e fognolo (un gabbianino bianco ma tutto macchiato – di calimeriana memoria- e un topino non proprio campagnolo); la bambola cinese; il nano gnaulo, l’ottavo nano di Biancaneve; kemmemagnooggi, e altri pezzi da circo.

Al terzo posto ci piazzo l’acqua e il nuoto: nuotare, contando le vasche e sentendo la testa piano piano svuotarsi e l’acqua scivolare via regolare, misurando bene i gesti, la respirazione, le bracciate…una vera goduria; ma anche osservare un fiume, un ruscello, una fontana, acqua in movimento: mi ipnotizza e mi rilassa; anche guardare la lavatrice in funzione ha un effetto ipnotizzante, ma questo l’ ho già raccontato in un altro meme

Girare in bici, specialmente la mattina zigzagando tra le auto incolonnate ai semafori, è proprio una vera goduria! Un po’ meno quando piove, ma se si riesce a sopravvivere ai primi due tre minuti di gelo, pedalare sotto la pioggia (uè ma in estate nevvero!) procura una goduria particolare; tornare a casa o al lavoro, poi, completamente inzuppati ha un che di eroico, o di mona?

Per gli altri due punti, copio dalla prima della classe: Roma amore folle! e impastare, smanazzare, dare forma, polpettare, con cibo, ma anche con argilla, sabbia, cera e tutto quello che mi capita a tiro.

Chi mi ha invitato al meme?: mattop e daniela

E adesso dovrei indicare altri 6 anelli di questa catena, ma siccome i foodbloggerzsz oramai lo hanno fatto tutti, passo la palla agli amici giardin-ortofili, che non me ne vogliano ;O)

E la ricetta?

Hem, veramente ultimamente ho un po’ trascurato il padellame, ma domeica ho provato questi

muffin, ispirati alle ricette del libro che mi ha portato la Bee da Londra: muffins fast and fantastic di Susan Reimer

MUFFIN MANDORLE E RABARBARO

In una grande ciotola ho setacciato tutti gli ingredienti secchi: 180 g di farina bianca, 100 g di farina di segale integrale, 2 cucchiaini rasi di cremor tartaro, ½ cucchiaino di bicarbonato di sodio, un bel pizzico di sale, 110 g di zucchero di canna, una bustina di vaniglia in polvere e un bel cucchiaio di “pisto” la Zaporita (con meravigliosa bustina old fashion - regalatomi da Kat e Remy).

In un’altra ciotola ho dadolato a cubetti piccini piccini ca. 2 etti di rabarbaro mondato e ci ho aggiunto 60 g di lamelle di mandorle tostate.

In una grande tazza ho mescolato col frustino 150 ml di latte, 150 ml di panna (evvai!!) un uovo e 50 g di olio di riso.

Ho versato i liquidi sulle farine, e ho subito aggiunto rabarbaro e mandorle, ho mescolato un pochino con un cucchiaione di metallo e ho versato nei pirottoni (quelli grondi).

In forno bello caldo (sul max) per 20 minuti circa a 180°.

Morbidissimi e ancora più goduriosi con una cucchiaiata di marmellata di rabarbaro.

Saluti golosi a tutti e …ohm, a presto, see..., cat

memelecosechemipiacciono: la bee

REGOLAMENTO DEL MEME: 1) Indicare il link di chi vi ha coinvolti Remy 2) Inserire il regolamento del gioco sul blog 3) Citare sei cose che vi piace fare e perchè 4) Coinvolgere altre sei persone: ...fiu, non sono una blogger ;O)

1. Leggere. Leggere sempre, leggere dovunque, leggere qualsiasi cosa (volete la composizione dei detersivi? La so!!) Ho imparato grazie a mia sorella, che a dodici anni ha pensato bene di schiodarsi la sorellina piccola di quattro insegnandole a leggere e piazzandola in un angolo col suo Topolino, col risultato che in prima elementare ancora un po’ mi suicidavo dalla noia. Memore di tutto questo, ho giurato che non avrei mai insegnato ai miei figli a leggere e scrivere prima della scuola. Niccolò ha imparato leggendo il display del forno a microonde, durante le ore che passavamo a farlo mangiare e con la sua abilità precoce ci ha regalato una delle peggiori figure della nostra vita. Francesco, che come tutti i secondogeniti deve accontentarsi degli scampoli di tempo e di attenzione, ha imparato per vie misteriose. La cosa curiosa è che di certi romanzi ricordo intere pagine, parola per parola, di altri, che magari mi sono piaciuti allo stesso modo, vagamente la trama: il che ha il vantaggio che, quando li rileggo, l’incanto è nuovo di zecca. Il mio romanzo preferito è “Le opinioni di un clown” di Heinrich Böll, ma è talmente triste che a volte non riesco ad affrontarlo. Invece un romanzo che rileggo spesso, specialmente nei periodi neri è “La casa degli spiriti” di Isabel Allende, perché mi rincuora. Mi piace anche leggere i necrologi, ma questa è un’altra storia.

2. rose dell'orto di cat

I fiori. Che novità, direte, per un’Ape. In realtà, il soprannome deriva da un gioco di parole che facevano i miei compagni di scuola. Con buona pace dei giardini di erbazze che tanto piacciono al mio amato, io non riesco ad entusiasmarmi senza i fiori. Quando i boys mi chiedono cosa vorrei se fossi l’Imperatore Capo Supremo della Terra, rispondo sempre un parco pieno di fiori. Le rose, prima di tutto (il giardino di Bagatelle a Parigi è stata una delle esperienze più appaganti della mia vita). I papaveri, con la loro bellezza semplice e violenta. I minuscoli non-ti-scordar-di-me. Le dalie sfacciate dell’orto di mia nonna. I caprifogli col loro profumo. I botton d’oro della vigna sotto casa mia. Due sole specie detesto con tutta me stessa: i gladioli, che associo sin da bambina ai funerali, e le orchidee, che ai miei occhi hanno sempre qualcosa di mostruoso (specialmente, c’è bisogno di dirlo? quelle orrendamente imprigionate nel cellophane argentato per San Valentino o per l’otto marzo).

spiaggia veneziana il 1. maggio

3. La spiaggia. Mi piace sentire la sabbia sotto i piedi e sotto il corpo (vade retro lettini), mi piace quella grossa che sembra farina da polente e quella finissima del mare el Nord, che sembra borotalco, e che ti esce dalle orecchi dopo un mese. Mi ci sdraierei anche senza telo, come sempre in perfetta sintonia con Cat, che passa la prima settimana di vacanze ad inveire contro ogni granello e ci sottopone a bonifica prima di entrare in casa, come se arrivassimo da Chernobil. Più che nuotare mi piace stare a mollo vicino al bagnasciuga, come una balena spiaggiata. Mi piace da pazzi stare in spiaggia al mattino presto con un libro (doppia goduria!!! Portarsi anche le rose sarebbe complicato..) o alla sera al tramonto, e le vacanze, per me abituata alle montagne, non sono vacanze se non prevedono la spiaggia.

4. Qui copio Remy: mi piace impastare, il pane soprattutto, ma anche torte, gnocchi, canederli e così via. Mi piace proprio mescolare gli ingredienti con le mani, saggiarne la consistenza, dare le forme, annusare il lievito. Il pane, non a caso, è il mio alimento preferito: cosa del tutto incomprensibile in una famiglia di polentoni. Con gli gnocchi, devo dire, mi do una bella botta di autostima: è l’unica cosa che mi riesce meglio che a Cat.

5. Il cinema. Tanto quanto il teatro mi fa venire sonno (sono riuscita a dormire ad uno spettacolo di Arturo Brachetti: è una bestemmia ai miei stessi occhi, ma è così), adoro andare al cinema. Cerco di spiegare ai miei boys la delizia dei cinema parrocchiali dove proiettavano Mary Poppins o gli Ultimi Giorni di Pompei, ma loro mi guardano come se parlassi del Paleolitico. Sono una fan del cinema all’aperto, nonostante tutti gli inconvenienti: impianti stereo inesistenti, acquazzoni strategici, pellicole di quarantesima mano, secondi tempi che precedono i primi: chi è mai venuto al cinema all’aperto a BZ sa di cosa parlo. Quest’anno, con le mie amiche canasta (anche questa è un’altra storia: fra le nostre molteplici attività non c’è quella di giocare a carte, che potrebbe stare nel meme al numero 7), per la prima volta siamo state al Festival di Venezia, con una specie di gita adolescenziale con trent’anni di ritardo (grazie Cat!) dove abbiamo visto tutt’altri film rispetto a quelli che avevamo programmato, comprese alcune “boiate pazzesche”, come direbbe Fantozzi e compreso “Redacted” di Brian DePalma, che consiglio a tutti i forti di cuore e di stomaco, benché in Italia non abbia trovato una distribuzione. 6. Roma. Io adoro Roma. Mi mette buonumore ogni volta che ci vado. A parte la caratteristica, tipica delle grandi città, di vedere gente in giro e negozi aperti a tutte le ore del giorno (entrate in un negozio QUI alle sette meno cinque di sera e verrete inceneriti all’istante….), mi piace l’atmosfera, il clima, la gente, mi sento accolta. Trasuda vita e umanità da tutte le parti. I miei posti preferiti sono la zona del Ghetto, Trastevere e l’Isola Tiberina. Lo so che viverci sarà ben altra cosa: ma per me, fortunatamente, non è così

giovedì, maggio 01, 2008

pausa - vortice - pausa

Non so se si è notato, ma ultimamente mi sono fatto fagocitare dal lavorolavorolavoro, così, per staccare un po’ la spina e ri-assaporare le escursioni con un po’ più di calma, racconterò solo delle pause che ci sono state in queste settimane, generose di sabati extra.

Ho la memoria della digitale stracolma di foto, un sacco di belle piante da descrivere, ma non ho cucinato granché, anche perché mi sono ri-messo a stecchetto - si stanno per festeggiare i –10!! –quindi andrò a braccio, zigzagando tra le giornate festive trascorse, in ordine sparso.

Domenica scorsa eravamo soli, io e i miei ragazzi (pm, per i tradizionalisti), inforcate le bici (pm grande! pm piccolo, pigrone, non ne vuole sapere e mette a dura prova i miei polpacci con i suoi 24 kl) dopo scorpacciata in trattoria (“comodo eh? così non devi nemmeno cucinare!) ci lanciamo sulla ciclabile, godendoci, appena fuori città il paesaggio dei soldatini di melo, tutti belli pettinati e in doppia fila, che, coperti di fiori (ora non più sigh) perdono il loro aspetto marziale di catena di produzione e diventano un po’ hyppie, tipo mettete dei fiori nei vostri trattori! (ma quanto le “spruzzano ‘ste mele, alla faccia della mela che ride!).

Pausa pipì, occorre posto riparato, tipo boschetto; ma guarda un sentiero segnato: dai ragazzi facciamo un giretto .

Nel boschetto, umido e ombroso macchie di ortiche e tenere foglie di bardana mi chiamavano, contornate da freschi ciuffi di geranium e chiazze blu-porpora di – credo- Lathyrus montanus – pisello di montagna (devo ancora verificare bene! NON raccoglietelo!!), che ho scoperto dopo, avere tuberi commestibili dal sapore di castagna, bisogna che li provi!

Il problema è che non mi sono portato i guanti! Decido di raccoglierle ugualmente usando una pinzetta improvvisata con il cartoncino dei succhini; funzia!…per un po’…ho ancora i polpastrelli informicolati ma ho rimediato un sacchettone di tenere punte d’ortica e cuori di bardana.

alliaria

Dato che c’ero, ho raccolto un po’ di alliaria, come suggeritomi da Luca, che, la sera, ho tritato insieme al prezzemolo nel sughetto dei carciofi, ottima!

Cammina cammina ci siamo trovati di fronte al portone di Castel Firmiano, Sigmundskron, e le bandierine di preghiera tibetane e i Budda sospesi tra le rocce ci hanno incantati e chiamati ad entrare.

La visita al museo della montagna di Reinhold Messner ci ha affascinati, non tanto per le opere esposte, quanto per l’allestimento museografico, un sogno di dettagli architettonici per gli amanti della conservazione, e per l’atmosfera di meditazione che riesce a regalare.

Le strutture del vecchio maniero sono state completamente restaurate e l’apparato di scale, scalette, pensiline, ponti e balaustre, una profusione di cor-ten, vetro e acciaio nero, creano un labirinto incantato, in cui, con i pm eccitati più che al luna park, ci siamo persi per alcune ore (pm piccolo è riuscito a perdere una scarpa dall’ottavo piano della torre bianca!).

Nella torre dedicata al Tibet ho parlato ai pm dei monaci in marcia, poi abbiamo fatto ruotare un cilindro per le preghiere e ascoltato il canto dell’ ohm, che ha catturato tutta la loro attenzione.

Godute le viste mozzafiato, a strapiombo sull’Adige, di Bz al tramonto, ci siamo incamminati verso le biciclette e un’altra settimana.

Salto spaziotemporale…25 aprile.

Parco di Levico Terme, Valsugana, Trentino: Ortinparco.

Una giornata di sole fantastica, ci siamo radunati tutti, nonni compresi (eventone lasciare sole le caprette e le galline!) per vedere quei pazzi dei Tree Climbers (mio fratello Lampredotto “era” un agile Climber, ora, data la forma sferica acquisita negli ultimi anni…gli fanno fare il giudice hihihi, noo dai è che ha parecchia esperienza sul groppone!) e per goderci l’esposizione-fiera di orti organizzata nel bel parco curato delle terme di Levico, ricco di alberi maestosi e di magnifici prati fioriti, finalmente non tosati, ma scapigliati e vitali.

Belli e nuovi alcuni degli orti in gara e affascinanti le mani e i gesti dei vecchi artigiani intenti a scortecciare noccioli e ad intrecciarli in bianchissimi cesti, ma che delusione le bancarelle di verdurine ed erbette!

catene di legno ottenute da un solo ramo! che maestria!

Anche perché ero reduce da una fiera a BZ dove, dalla concorrenza (il vivaio vicino ;O) ) ho trovato una incredibile varietà di erbe aromatiche e verdure speciali, moltissime coltivate con metodi biologici o bio-dinamici – c’erano anche la pianta del wasabi, menta e peperoncini di 20 e più specie, il fieno greco, agli che non conoscevo nemmeno; roba da avere un attacco di acquisto compulsivo, per fortuna ero in bici e mi sono limitato all’acquisto di…ennò, sorpresa, l’orto sistemato di fresco, merita u post tutto suo!

Tornando alla fiera degli orti, l’Orso - mio papà - è andato giù di testa per un pollaio grattacielo, tutto scalette e ponticelli, che neanche il museo di Messner! Mi sa che ne vedremo presto la copia in qualche foto delle domeniche dai nonni!

pollaio grattacielo

Io mi sono ringalluzzito per le bancarelle di dolci fatti in casa (bbona la torta di mele e sfregolotti!) e conserve varie, e poi non ho saputo resistere alla tentazione di provare i gelati dell’orto!

si gioca ai Climbers

Spinaci uvetta e pinoli, peperone giallo e vaniglia, pomodoro e basilico, zucca e carota: insoliti, coraggiosi e buoni!

La Beby – mia mamma – e la Bee, che insieme non perdono l’occasione per sfottermi, dopo aver assaggiato i gelati dell’orto, che stavo magnificando, hanno espresso all’unisono il medesimo commento: ma sembra di ciucciare un tocco di minestrone surgelato! Tradizionaliste! Codarde!

Se non ci fossimo noi sperimentatori…

questi sono signori meli!

A proposito di esperimenti, ecco quello che ho fatto con le tenere foglie appena spuntate della Bardana (Arctium lappa) e con le coste, pulite e spellate come i cardi, delle foglie più grandi.

PANZEROTTI DI FARRO RIPIENI DI BARDANA E CAROTE

Le ho lessate al dente in acqua un po’ salata, le ho scolate e tritate, le ho condite con una cucchiaiata di gomasio (sesamo tostato e sale) e ci ho aggiunto un paio di carote a fettine sottili, tagliate col coltello come si farebbe per fare la punta ad un bastone! e per dare un tocco sfizioso ci ho taglizzato anche cinque sei foglie di aglio ursino (nella foto come base - Vi prego raccoglietelo solo se lo conoscete veramente!!! anzi- meglio - acquistatelo dal verduraio -si può scambiare con le foglie dei mughetti - che però non profumano di aglio!!!)

Ho impastato una tazza di farina integrale di farro con tre cucchiai colmi di sesamo, un pizzicone di sale, cinque- sei cucchiai di olio evo e mezzo bicchiere di birra, fino ad ottenere una bella palla liscia compatta ed elastica, che ho messo a riposare in frigo per mezz’ora.

Ho tirato la pasta abbastanza sottile, ho ritagliato dei cerchi che ho farcito con la bardana-carotata e ho chiuso a panzerotto. Ho unto la superficie con una ditata d’olio e ho infornato per 20 minuti a forno bello caldo 180-200°.

Il sapore del sesamo, nocciolato non era niente male con l’amarognolo della bardana e il dolce della carota, apprezzati anche dal pm grande; la bee ne ha pappato più d’un boccone (e già lo reputo un successone!), ma alla fine ha sentenziato: troppo sani!

Una riposante giornata di primo maggio a tutti, noi si scappa al mare, saluti golosi, cat