cucino in giardino

sentieri golosi tra fiori e verdure e piccoli assaggi di cultura del giardino...perché l'appetito vien mangiando

mercoledì, agosto 20, 2008

cartolina salentina

Finite le vacanze, piano piano, arrivano le cartoline, in ritardo come da tradizione, la prima dal Salento.

Quest’anno, i due pm si sono lanciati, abbandonati braccioli gonfiabili e scoperte le gioie delle nuotate con maschera e boccaglio, ci siamo tuffati tra i posti più rocciosi, con buona pace della bee, che adora la sabbia (eh, ma non crediate che sia così arrendevole, l’ape ogni due giorni ci ha messo da contratto un pomeriggio su lidi sabbiosi).

La bee a rosolarsi con il suo bel libro, i due pm sempre in acqua, io che non sopporto stare fermo più di 5 minuti, mi sono dedicato al mio passatempo preferito, gran camminate sugli scogli, ammirando gli incantevoli giardini zen che si possono trovare solo in quel luogo di confine che sono le scogliere.

Composizioni perfette, fatte di pochi elementi, rocce, licheni, luce cielo e nuvole, così semplici e forti per i miei occhi viziati da tanto verde.

Ma anche al mare non ho saputo resistere al fascino delle mie adorate “erbazze”: mari di piumini mossi dal vento (Lagurus ovato), morbide onde dorate a contrasto con l’asprezza delle rocce, quasi azzurre nell’abbaglio del sole del pomeriggio.

E ancora distese di Echinops – forse - spinosissimus, i cardi pallottola, blu grigio, rudi, color del metallo, che sembrano avvisarti: hei, questo non è un paesaggio per signorine! Qui ci si fa un mazzo tanto per sopravvivere; e la lucertola e il bombo a dargli gomitate annuendo (ma i bombi hanno i gomiti?) e a sganassare per le mie scarpette da scoglio (oh ma mica quelle a striscioline! Quelle a “calzetto”, nere, “orende”, ma comode).

Scendendo un po’ più verso il mare ho anche avuto la fortuna di imbattermi in uno dei miei consueti spaesaggi: esattamente a livello del mare e in piena estate, lo stesso disegno, gli stessi colori la stessa texture di un laghetto ghiacciato di alta montagna, ma fatto di sale.

Forte la natura, a condizioni estreme, anche se opposte, risponde con le stesse forme/risultato, anche se con materiali diversi; da perdersi a seguire il disegno dei cristalli!

Se viene sete, in tutto questo arrampicarsi, si può sgranocchiare qualche rametto fresco di salicornia, succoso e salato, e, se si ha fortuna, si può incontrare una colonia di Nigella damascena (subito soprannominata dai pm, damigella dama scema) con gli strani frutti rigonfi, contenenti i golosissimi semini neri dall’incredibile gusto di fragoline di bosco, altro bello spaesaggio da scogliera d’agosto.

Ma quest’anno, in vacanza, mi sono scatenato anche in cucina.

Veramente le corvèe ce le siamo giocate a "mancàla", la dama africana, che si può improvvisare in spiaggia; oramai è una tradizione, il primo giorno con la bee raccogliamo 36 conchigliette a testa e iniziano le sfide.

E’ che noi ci giochiamo quarti d’ora di schiavitù totale e che la bee c’ha più…fortuna che anima (non ascoltatela sicuramente dirà che sono io che sono un brocco. E forse c’ha pure ragione dato che ci casco ogni volta!).

Ma in palio non c’è roba da manette e frustini, noo, molto meglio, o molto peggio per il perdente! roba da: chi prepara la cena? Oppure, ciondoloni dalla sdraio: avrei tanta voglia di un the ghiacciato… o in spiaggia: ops ho dimenticato il mio libro in macchina.

Le regole sono che non ci si può rifiutare, però quando si vince è una goduria.

Dopo un inverno a merluzzo e platessa, mi sono goduto le meraviglie dei due mari del Salento, e ho voluto assaggiare tuttiitipidipesce che qui da noi neanche col binocolo!

E siccome erano proprio freschi freschi, i più me li sono pappati crudi, con la complicità del pescivendolo che, gentilissimo, li trasformava in sottilissimi filetti e morbide tartare.

merendina da spiaggia: mandorle fichi secchi, melone verde e pecorino

E, tanto per legare questo post a quello precedente con un filo colorato, tra i banchetti del mercato ho scovato anche delle rapette bianche e fucsia, che sono finite “scatarisciate”, e un grande classico fine-pasto salentino: cetrioli caroselli un po’ pelosi ma molto più digeribili; melone retinato dalla polpa verde (che me ne mangerei tre al colpo), e una balenga ma simpatica anguria gialla, ma gialla gialla! (ho tenuto i semi per gli esperimenti del nonno).

Ma a questa cartolina non manca qualcosa?? Ah già le indicazioni per le feste paesane.

Non so perchè la bee non abbia voluto fermarsi in puglia fino al sedici agosto?

E un paio di ricettine le vogliamo aggiungere? eccole

CEVICE AL PEPE ROSA

Lo Schinus molle, il pepe rosa, è una delle mie piante sudiste preferite, con i rami ricadenti e le piccole foglie brillanti anche sotto il sole più cocente, ha sempre un aspetto lussureggiante e l’ombra che proietta è tutta un vibrare di trattini di luce; ma apprezzo ancora di più le bacche rosa confetto, profumate, resinose, aspre e piccantine, perfette col pesce.

Il cevice me lo hanno fatto conoscere i miei amici peruviani, ce ne sono infinite versioni.

Quello della foto è di pagello, ma l’ho provato anche di triglia, sardina, orata e, buooono, di scampi e gamberoni.

Il procedimento è semplice, se si ha la fortuna di trovare un pescivendolo gentile e paziente, che ti sfiletta il pesce, altrimenti è indispensabile un coltello affilatissimo e un po’ di maestria giappo-zen-peruviana.

Ho tagliato una cipolla rossa al velo e ho messo le fettine in una ciotola con acqua fresca in freezer per 10 minuti, ho disposto le fettine di pesce in un piatto fondo, le ho cosparse di abbondante succo di limone e grani di schinus freschi pestati, ho coperto di pellicola e ho messo in frigo per un’ ora circa – a me non piace troppo “cotto”(con gli scampi basta anche mezz’ora). Al momento di servire, si sgocciola il pesce e si condisce con un pizzico di sale, la cipolla fredda e sgocciolata e un velo d’olio evo non troppo strong; bello fresco e leggero , ci si può concedere il bis e il tris senza rimorsi.

E perché non accompagnarlo con delle pugliesissime

RAPETTE ROSA ‘NFUCATE

Ho pelato queste rapette rosa e bianche, striate, che senza buccia sembrano dei grossi ciupa ciups variegati alla fragola e le ho tagliate a tocchetti.

Ho fatto imbiondire tre spicchi d’aglio in abbondante olio evo e poi li ho eliminati; ci ho aggiunto una manciata di capperi dissalati e le rapette e le ho fatte rosolare per bene, al limite della sbruciacchiatura, aggiungendo solo qualche cucchiaiata d’acqua di tanto in tanto; poi, a fine cottura ho aggiunto due cucchiaiate di aceto bianco, un pizzico di sale, uno di zucchero e un po’ di peperoncino; ho lasciato evaporare per bene e ho abbondato col prezzemolo tritato (che ‘sta cosa che il prezzemolo te lo regalano con la verdura mi sconvolge ogni volta; capito verdurai bolzanini!).

Lo so che non sono delle vere e proprie ricette , ma quando si ha a che fare con prodotti così saporiti, meno si pastrugna meglio è, alla prossima cartolina, perché è stata un’estate gironzolona! saluti golosi cat.