cucino in giardino

sentieri golosi tra fiori e verdure e piccoli assaggi di cultura del giardino...perché l'appetito vien mangiando

domenica, maggio 17, 2009

e le seconde!

E se aspetto ancora un pochino fioriranno anche le ultime rose. Ho passato un altro periodo ventoso, di quelli che fanno venire voglia di andare a letto presto, ma poi rimani lì con gli occhi sgranati a fissare il soffitto. Il vento si è calmato e mi è tornata voglia di bazzicare da queste parti. Facciamo finta di aver fatto un brutto sogno, è il risveglio e io mi trovo ad annusare queste generose rose. Nel giardino dei miei che sconfina con le coltivazioni e le ripe incolte, ormai 3 anni fa, ho piantato una decina di rose botaniche che, finalmente, hanno assunto l'aspetto di bei cespuglioni con i rami ricadenti. Il primo giro di fioriture spetta alle gialle, quelle del post precedente, ma ora è il tempo dei rosa. Una delle mie rose botaniche preferite è la Rosa glauca. E' cresciuta in un lampo- è alta più di due metri, non ha bisogno di troppa acqua e ha le foglie di un bellissimo colore che varia dal prugna al grigio, ricoperte da una patina cerosa. Adesso è in piena fioritura e i bei rami arcuati sono pieni di stelline rosa scuro sfumati di bianco - della stessa forma dei miei stampini per biscotti giapponesi! - messi ancora più in evidenza dal colore scuro delle foglie. Non è una primadonna ma la foggia e il colore delle foglie la rendono preziosa per i giardini campagnoli/informali, all'imbrunire prende un colore azzurro tutto particolare. Al caldo del sole di mezzogiorno, come due sirene, la rosa gallica - forse tra le prime rose ad essere coltivata - e la sua compagna inglese mi hanno attirato da lontano col loro profumo, lì sul limitare dell'orto. Le ho piantate vicine un po' per caso, ma la rusticità e la semplicità della gallica, con i fiori un po' lassi, mettono ancora più in evidenza la ricercatezza dell'intrico di petali della rosa "Gertrude Jekyll" e i due toni di rosa mi sembrano bene assortiti, così come i loro profumi; seduto nell'erba, a metà strada tra i due cespugli mi sono goduto col naso l'effetto stereo! Passata l'orgia di profumi e colori non resta che aspettare l'autunno, per godersi i curiosi frutti: quelli della rosa glauca sono a mazzetti, tipo ciliegie rosso cupo, quasi neri, mentre quelli della gallica sono delle perozze all'incontrario arancio vivo. Ma in questi giorni ho armeggiato anche in cucina e sbirciando tra i vari blog, mi è scattata la voglia di risottino "verde". Detto fatto vi spadello due risottini provenienti direttamente dal quasi orto di cat, e dall'eccessivo orto di mio papà.
QUASI RISOTTO FAVE E PESTO DI MENTA E AGLIO ORSINO
Ho piantato nell'orto la menta "fragolina" - Erdbeerminze, una menta con le foglie piccine che sfregata profuma di menta e fragoline di bosco (nel gusto purtroppo la nota fragole sparisce) e c'erano ancora parecchie foglie di aglio orsino belle fresche. Ho abbrustolito una manciata di pinoli in un padellino anti-aderente, ho pulito una manciata di foglie di menta, quattro cinque foglie di aglio orsino, ho messo tutto nel mixer con abbondante olio evo e ci ho fatto un pesto profumato di erbetta, menta ed aglio. Ho lessato al dente il riso (vialone nano Bio di una corte vicino Verona - una bontà anche solo bollito e scondito) con una bella manciata di fave fresche sbucciate anche dalla seconda pelle, ho scolato lasciando un po' di acquerugiola e ho condito con il pesto. Anche la Bee ha apprezzato, ma mi ha vietato di chiamarlo "risotto". Ma ora il risotto quello vero. Mio papà, golosissimo di rapanelli, quest'anno si è fatto prendere la mano e al momento della semina ha esagerato con i semi. Morale della favola adesso si trova con una rigogliosa aiuola di foglie di rapanello, ma di simpatici pallottoli fucsia nemmeno l'ombra. Il caso vuole che proprio domenica mi sia capitato per le mani un vecchissimo libricino di ricette sul riso, di quelli promozionali di una riseria di Villafranca, che tra l'altro non esiste più e cosa ci trovo:
RISOTTO DI FOGLIE DI RAPANELLI E GRAPPA
Ho tritato uno scalogno e l'ho fatto imbiondire nell'olio evo, ci ho aggiunto il riso (sempre vialone nano a casa nostra) e l'ho tostato bene, ho sfumato con un bicchierino di grappa (una slibovitza alla prugna) e ho fatto evaporare bene, poi ci ho aggiunto un bel mazzo di foglie di rapanello tritate e il brodo vegetale e ho portato a cottura, mescolando poco e aggiungendo il brodo all'occorrenza. Ho mantecato con un cubetto di burro, ma poco poco, e ho servito. E' piaciuto sia alla Bee che ai pm, anche perché le foglie dei rapanelli hanno un gusto molto delicato, i pm hanno aggiunto grana grattato, ma secondo me ammazzava il gusto. E per finire in dolcezza, dato che siamo in tema di risotti e giriamo tra Verona e Mantova, al forno, dai nonni a Valeggio, avevo puntato una meravigliosa "sbrisolona", poi l'occhio è caduto sul prezzo al kilo e mi sono detto: è il momento giusto per provare a farla! Rapida consulenza telefonica con la Bee (era a casa per lavoro, così mi ha raccontato!) per trovare una buona ricetta in rete perché la sbrisolona la abbiamo sempre acquistata (il mio nonno era mantovano, ma di cucina ne sapeva mezza, e la nonna è venuta a Bz che aveva 12 anni!). La Bee, dopo attenta ricerca (10 secondi netti) mi detta la più facile da memorizzare, e devo dire che abbiamo avuto fortuna perché è venuta fuori una sbrisolona coi fiocchi.
TORTA SBRISOLONA IN BASE DUE
Ho macinato non troppo finemente DUE etti di mandorle con la pellicina, le ho mescolate a DUE etti di farina bianca e DUE etti di farina di mais fioretto, quella finissima. Ho aggiunto DUE etti di zucchero di canna integrale e DUE bei pizzichi di sale e DUE bei pizzichi di vaniglia naturale. Ho mescolato bene le polveri, poi ho fatto la fontana e ho aggiunto DUE etti di burro a fiocchetti (erano previsti due etti di strutto, ma proprio non ce la faccio) e DUE rossi d'uovo e la buccia di UN limone. Ho impastato burro, uovo e un po' di farine con i coltelli e poi sono passato alla punta delle dita, finché non ho ottenuto tante belle briciole unte e giallo oro. Ho imburrato una teglia tonda di alluminio e ci ho sbriciolato l'impasto, premendo un po' ma non troppo; ho decorato con alcune mandorle intere e ho infornato a 170° per una buona ora. Se la preferite morbida potete lasciarla più spessa, se la preferite bella scrocchiarella, non dovete farla più spessa di un dito e una volta cotta, la potete "biscottare" senza lo stampo ancora per qualche minuto. Occhio che è pericolosa, una volta iniziata, con i granellini di sale che esaltano il gusto delle mandorle, è difficile fermarsi (ve le ricordate le 10 fettazze che mi ero tolto di torno l'anno scorso, beh la metà di loro si sono ripresentate, le str..anezze della vita ;O)) Saluti golosi, cat