Pasqua dai nonni
Pasqua dai nonni, si parte, ma dove le mettiamo le valigie?
Venerdì sera ho fatto un “giretto” in vivaio e mi sono lasciato prendere la mano, morale della favola: bagagliaio stracolmo di piante, terriccio compreso (ma perché giovedì ho lavato la macchina?? )caricati piccoli mostri, zia, nonna, moglie, con un vassoio di papaveri d’Islanda che torreggiava su una cofana di valigie infilate un po’ dappertutto siamo partiti.
Il bello della casa dei nonni è che è enorme, per noi topi di città, abituati agli appartamenti, e anche se siamo la metà di mille c’è sempre un angolino dove rifugiarsi, e se proprio si vuole tranquillità assoluta si può fare una passeggiata nei campi.
Proprio durante una di queste passeggiate, con la mia nipotina, fuggiti da una mandria di power ranger starnazzanti (leggi piccoli mostri + cugini + amichetti ) siamo andati a fare la spesa nel nostro super biologico preferito: il vecchio frutteto abbandonato.
Un campo di pruni piantati vent’anni fa, che i miei hanno deciso di “abbandonare” a se stesso, senza più trattamenti né irrigazione, ai margini dei vigneti circostanti, abbastanza grande da sembrare un boschetto, di quelli un po’ regolari, da fiaba ,che piano piano si è trasformato in un piccolo giardino un po’ dark, ma pieno di tesori e rifugio per specie che ormai troviamo solo qui.
E’ da anni che osservo i cambiamenti nella vegetazione e, la cosa più interessante è che all’interno del boschetto la vegetazione è un po’ monotona e molto compatta, (anche se molto interessante, ormai i vecchi pruni sono ricoperti di lichene giallo zolfo fosforescente che li rende veramente interessanti) mentre ai margini del boschetto, in una fascia di prato secco (si chiama proprio così), sono concentrate tantissime specie diverse , ed è il paradiso per le farfalle, le cavallette, le bisce (arggh) le lepri e, fra un mesetto, non vedo l’ora, per le lucciole.
Queste fasce di confine tra macchie omogenee di vegetazione, dette ecotoni nel campo dell’ecologia del paesaggio, sono considerate molto preziose grazie alla ricchezza delle specie che ci vivono, più sono estese ed eterogenee più “sano” è il sistema paesaggio a cui appartengono.
Dunque eravamo rimasti alla passeggiata, abbiamo trovato non ti scordar di me, dai fiori minuscoli ma di un azzurro intensissimo, latte di gallina (ma come gli sarà venuto in mente un nome simile), e sorpresa inaspettata, anche un paio di orchidee selvatiche, che non avevo mai visto da queste parti.
I fiori li abbiamo lasciati al loro posto ma ci siamo raccolti una bella cesta di bruscandoli o roertis, come diceva il mio nonno mantuàn (germogli di luppolo, Humulus lupulus), un sacchettone di cimette di ortiche e, dato che c’eravamo anche una bella sporta di pippole o rosoline (le rosette di foglie tenere e appena spuntate, ancora senza gli steli dei fiori dei papaveri dei campi, o rosolacci Papaver rhoeas).
Ah dimenticavo abbiamo raccolto anche un sacco di schioppettini o sgrisoloni, ma il seguito alla prossima puntata, sull’altro versante del bosco.
Cosa abbiamo fatto con le erbette selvatiche, beh veramente ha cucinato mrs.bee, due croccanti
TORTINI PASQUALI ALLE ERBE DI CAMPO E RICOTTA DI BUFALA
Abbiamo mondato e lavato accuratamente (accuratamente ho detto, odio la sabbia tra i denti!!) le verdure campagnole, poi mrs.bee le ha lessate al dente e le ha “ripassate” in padella con olio evo e scalogno tritato, sale pepe, ha aggiunto una vaschetta di ricotta di bufala (vicino ai miei c’è un allevamento) alcune uova, una bella grattugiata di grana padano e ha farcito una base di pasta sfoglia (quella acquistata al super vero! Non c’era più tempo per cimentarsi in un’impresa come la sfoglia!), in forno caldissimo per 20’, e sulla tavola del giorno di pasquetta sono state molto gradite, non c’è paragone con gli spinaci prelevati da busta (durante la settimana usiamo tristemente anche quelli, sigh!)
Ah il giorno di pasquetta c’era anche questo in tavola…ma questa è un’altra storia, saluti golosi cat
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