zucche
Dopo anni passati un po’ in sordina, dimenticate in qualche ricetta regionale, le zucche godono da qualche stagione, sia in cucina che in giardino, di un successo inaspettato.
Coltivarle è abbastanza facile, tenendo presente che sono parecchio invadenti, necessitano di molta acqua e di terreni molto ricchi di sostanza organica; il massimo lo danno se coltivate direttamente sul mucchio del compost, possono diventare dei bestioni, roba da “grande cocomero”!
E in giro è tutto un fiorire di sagra della zucca e potevamo noi gonzi, hem veramente solo io, perderci quella locale?
Ho Saltato a piè pari i quadretti “animati”, che mi fanno un po’ rabbrividire ( oh, ognuno ha i suoi gusti!), i pm hanno invece apprezzato parecchio – sigh! - e mi sono fiondato sui cestoni dove, invitanti, colorate e bizzarre erano esposte una ventina di specie di zucca, alcune commestibili, altre solo decorative.
La scelta è stata ardua, ce le saremmo portate via tutte, ma con la bici dove potevamo metterle?
Zucche marine, verdi e bitorzolute; zucche giapponesi, le Hokkaido, fiaschette rosso arancio, da cuocersi con tutta la buccia; dischi volanti; dinosauri rugosi; strani strumenti musicali; frutti marziani, con la buccia optical, che se la fissi ti ipnotizza e poi, raggiunte le casse, cosa ti piazzano lì ‘sti malefici? Torte di pere e zucca, muffindizuca, dolcetti di semi di zucca, gelatine, confetture, olio, la zucca è un po’ come il maiale: non si butta via niente!
Ci sono cascato anche ‘stavolta e con tutte le scarpe! e mi sono portato a casa l’ennesimo libricino GU e un godurioso barattolo di semi di zucca caramellati (per fortuna sono piaciuti anche alla bee) che mi sto sgranocchiando mentre scrivo.
Tutto questo colore e tutta questa “kitscheria” non faranno male ai pm? Mi sono chiesto nel pomeriggio e così, macrobioticamente bilanciando, via, in fabbrica!
Siamo andati a visitare Manifesta, la mostra itinerante di arte contemporanea, alle ex fabbriche di alluminio di BZ, che quest’anno si è fermata in regione.
Bilanciato, abbiamo bilanciato parecchio!
La struttura della fabbrica, rimessa a nuovo, è una bellezza decò di archeologia industriale, che inquieta ed esalta il visitatore, con i suoi carri-ponte-fantasma, la luce zenitale, i cunicoli e i forni sui quali passeggiare sospesi su lastroni di vetro, la location ideale per le opere esposte, che hanno catturato anche l’attenzione dei pm – alcune! -
Tanti i filmati, e più della metà delle opere con temi di denuncia, ma il dramma di tanta arte contemporanea – secondo il mio modestissimo parere – è che spesso, se non te la spiegano, per quanto “allenato” tu sia, rimani lì, un po’ indeciso sul da farsi, raramente ti arriva diretta, piacevole o sconvolgente che sia, e questo è un gran peccato, perché questo senso di inadeguatezza, allontana sempre di più le persone.
Torniamo alle padelle vah, che mica sono un esperto d’arte io!
Festeggiamo la zucca? E zucca sia, ma con le sue due degne sorelle, mais e fagioli!
TORTILLAS DI MAIS BIANCO DELLE TRE SORELLE
Le tre sorelle è il nome che i nativi americani avevano dato a mais zucca e fagioli, che venivano piantati insieme, nella stessa buca, completandosi e sostenendosi a vicenda.
Ho trovato della farina di mais bianco bramata fine, ne ho mescolata 175 g con 200 g di farina bianca, un cucchiaino raso di sale e l’acqua necessaria ad ottenere una pastella liscia, della consistenza di quella delle crepes; l’ho lasciata riposare mezz’oretta e poi ho aggiunto ancora un pochino di acqua (mi dispiace ma è una ricetta un po’ a ocio!).
Ho scaldato una padella antiaderente, ma andrebbe ancora meglio una padella di ghisa o di ferro, ci ho passato una pennellata d’olio e ci ho versato un mestolino di pastella; con la spatola di legno ho steso l’impasto in uno spessore di due tre millimetri circa e ho lasciato cuocere per tre minuti; ho rivoltato la tortilla e ho fatto cuocere ancora due minuti, premendo con la spatola per fare aderire bene.
Ancora calde, ho piegato le tortillas in due e le ho tenute al caldo, coperte da un canovaccio; le adoro, con quel profumino di croste di polenta!
Il giorno prima ho lessato dei fagioli neri messicani, precedentemente ammollati – cambiando spesso l’acqua-, con una cipolla steccata con 10 chiodi di garofano.
Sempre il giorno prima ho pelato e dadolato una zucca butternut, di quelle col sedere polposo, senza semi e l’ho cotta al vapore molto al dente.
Ho preparato il ripieno soffriggendo i fagioli con un po’ di peperoncino, un tocchettino d’aglio e un po’ di cumino; via, in caldo; nella stessa padella ho saltato la zucca con olio (evo naturalmente, mi dispiace per gli amici amanti del tex-mex) origano, sale, un cucchiaino di miele e un vasetto di chicchi di mais bianco sgocciolati; ho dadolato un pomodoro maturo e sodo e ho affettato una cipolla bianca e l’ho messa in ghiaccio per un po’.
Ho riempito le tortillas con fagioli, zucca, mais pomodoro e anelli di cipolla, un filo d’olio a crudo e crunch! Alla prossima ricetta con la zucca, ne ho fatta una scorta…
Saluti golosi, cat