oro nella nebbia
E' da un po' che lo volevo fotografare ma la mattina, arrivando al lavoro, sono sempre di fretta.
Venerdì però, con la nebbiolina e il cielo grigio, la sua chioma era ancora più irresistibile, nonostante il ritardo, ho parcheggiato un po' così e ho acchiappato l'istante.
E per fortuna! dopo la nevicata di oggi il salice gigante, che mi accoglie quando imbocco la strada del vivaio, è rimasto completamente pelato.
Il salice è terra di conquista delle gazze, tante, tutte a sbeccazzarsi e starnazzare (hem, le starne starnazzano le gazze gazzano? ahggià, fanno gazzara!) dondolandosi tra i rami e facendo le prepotenti con i passeri.
Sfondo giallo a contrasto con le piume bianche e nere, che elegantone, così di prima mattina, come se fossero di ritorno da una festa!
Non sono un fan del salice piangente - Salix babylonica-, visto e stravisto, specialmente vicino all'acqua, ma quando ha spazio sufficiente e soprattutto quando non viene orrendamente capitozzato, diventa un albero strepitoso.
Mi piace all'inizio della primavera, quando le gemme colorano di un verde fluorescente i rami, lunghissimi, che ondeggiano spazzati dagli ultimi venti freddi: non conosco niente di più giardinescamente cinese!
Anche in autunno non scherzano con l'oro puro delle foglie, che resistono fino alla prima neve.
E' un albero che ha bisogno di mooolto spazio, ma ci possiamo consolare con le varietà nane dei Salix caprea, impalcate alte, dei piccoli salici piangenti, adatti a crescere anche in vaso, sul balcone - astenersi allergici!!
E la ricetta? Noh non preoccupatevi nessuna gazza ripiena!
Al mercato di sabato, al solito banchetto delle ragazze del pesce, c'erano delle sarde freschissime dell'Adriatico, belle grosse, mi sono lasciato tentare.
Un po' ce le siamo spazzolate appena impanate e fritte, con una fresca insalatina, anche i pm, che era un piacere vederli mangiare i pescetti tanto di gusto. Ne ho tenute un po', su esplicita richiesta della Bee, per preparare uno dei suoi piatti preferiti le venexianisime
SARDE IN SAO'R
Ho pulito, aperto a libro e privato della lisca un tot di sarde; le ho sciacquate, asciugate e infarinate con un mix di farina bianca e farina di polenta finissima (eventualmente metterla nel macinacaffè - suona troppo vintage?), le ho fritte in abbondante olio e le ho messe a scolare bene su cartapaglia, senza salarle subito. Ho tagliato a fettine sottilissime anche una zucca e ho fritto pure questa (mamachebbona, meglio delle patatine!).
Ho affettato due belle cipolle bianche, ad anelli finissimi e le ho messe ad imbiondire con due, tre cucchiaiate di olio evo, una stella di anice, alcuni grani di pimento e mezza foglia di alloro (che la Bee non gradisce troppe spezie); ho sfumato con un bicchiere di vino bianco secco e mezzo bicchiere di aceto di vino bianco (buono l'aceto mi raccomando, che il saòr è tutto lì!), ho lasciato evaporare, ho aggiunto una manciata di uvette bio e ho lasciato stufare per ca. 10 minuti, a fuoco bassissimo. Nel frattempo ho tostato in un padellino, senza niente, una bella manciata di pinoli (ho trovato pinoli toscani, di una riserva naturale vicino Pisa, un po' cari è vero, ma ne basta la metà per ottenere il doppio del sapore, piccini ma concentrati!). Ho steso un primo strato di saòr sul fondo di una pirofila, ci ho adagiato uno strato di sarde e uno strato di fettine di zucca, poi ancora saòr, di nuovo sarde e zucca e ho finito col sughino del saor e i pinoli tostati. Ho coperto con il suo bel coperchio e messo in frigo fino al giorno dopo. A cena la Bee ha apprezzato (lasciare a temperatura ambiente per qualche ora - le sarde non la Bee), e mi è andata di lusso perchè mi sono cimentato con un cavallo di battaglia di mia suocera e, si sa, la cucina della mamma non ammette paragoni!
Saluti golosi, il cat