cucino in giardino

sentieri golosi tra fiori e verdure e piccoli assaggi di cultura del giardino...perché l'appetito vien mangiando

martedì, ottobre 30, 2007

grigio, rosso, nero

Piccolo pensiero ottimista: a cosa serve il cielo grigio di questi giorni? Ma a rendere ancora più accesi i gialli e i rossi del giardino!

Con un filo di foschia e un velo di umidità le foglie e i rami rossi si accendono, gli steli delle mie amate erbazze, giallo o verde acido diventano luminescenti e il quadro d’insieme assume sfumature acquerello; è difficile mettere a fuoco i dettagli, i colori si fondono e si ammorbidiscono e, se si ha avuto l’accortezza di mescolare un po’ di grigio (lavande, stachys…) il gioco tonale è ancora più marcato.

Le piante a foglia rossa o arancio sono splendide anche colpite dai raggi del sole pomeridiano (da noi, l’ho già detto, il sole sparisce dietro le montagne già alle 4 di pomeriggio!). la luce radente, calda ma lontana, mette in risalto la struttura delle foglie in trasparenza.

In questi giorni capita raramente di uscire in vivaio, si sta belli al calduccio in ufficio, ma è un gran peccato!

Vabbè, dalle finestre si gode sempre un bel paesaggio: pomi, mele, pomari, meleti…sono circondato! Belli si anche i meli, ma ormai sono tutti giallo-verdino spento. Avevo voglia di rosso e allora, la settimana scorsa, ho deciso di portare un po’ di autunno in ufficio.

Abbiamo sistemato una bella Nyssa selvatica nella hall. La Nyssa è un alberotto ( oddio forse è un’albera???) americano, adatto a terreni umidi e pesanti, indicato anche per essere sistemato in un grande vaso. Di un bel verde fresco ma niente di eccezionale durante l’anno. In autunno, tadà!, da un giorno all’altro diventa rosso che più rosso non si può (vi ricordate perché le foglie arrossiscono?).

A fargli compagnia un po’ di erbazze miste, giallo limone e verde acido, che ci fanno sempre la loro bella figura, il sole delle tre attraverso i vetri…e il gioco è fatto: la pausa caffè ce la siamo goduta con una luce di cattedrale gotica attraverso le vetrate!

Ma in questi giorni di ritorno all’ora solare mi sono goduto anche il buio.

Di ritorno verso casa con la bicicletta, il tratto di strada che devo percorrere in campagna, prima di arrivare alle strade cittadine, è proprio buio, ma buio buio!

Era da tanto che non mi capitava di pedalare al buio completo e lunedì sera, costeggiando il fosso-lastra lucida di onice, la fioca luce della bici (c’ho una dinamo asfittica, non è che vado lento eh!) prima ha appena illuminato l’airone cinerino che si rifugiava come di consueto sotto il ponticello di cemento, facendolo sembrare un fantasmino bagnato e stizzito! (è dall’anno scorso che tento di fotografarlo ma mi frega sempre), poi, già da molto lontano, due occhietti catarifrangenti verde smeraldo, come le spie del cruscotto. Un gattazzo grigio e peloso se ne andava a caccia intorno al maso.

Il buio, la pioggerellina e questo freddo mi hanno fatto venire voglia di qualcosa di sostanzioso, robina morbida da scaldare la panza, ma, come sapete, la mia condizione attuale è assai infelice; hai voglia a scaldarti con yogurt e krek di segatura…beh, insomma, mi son fatto gli gnocchi!

GNOCCHI DI MIGLIO CON CREMA DI PORRO

Vabbè c’è il trucco, e allora? Ma vi assicuro che erano ottimi.

Dopo averlo sciacquato, ho messo a cuocere una parte di miglio con tre parti di acqua un po’ salata per 10-15 minuti, ho coperto la pentola e ho lasciato gonfiare bene, almeno 15 minuti. Ho sgranato il miglio e l’ ho lasciato raffreddare un po’, poi ho aggiunto farina integrale a cucchiaiate, impastando come fossero gnocchi di patate (mi dispiace ma dovete andare a occhio, comunque per un etto di miglio secco ho aggiunto circa 6 cucchiaiate di farina). Ho formato dei salamotti e ho tagliato gli gnocchi col coltello.

Nel frattempo ho messo a sudare in una pentola un grosso porro tagliato a rondelle con un po’ d’acqua, sale, pepe, prezzemolo e una puntina di aglio, ho aggiunto un bicchiere d’acqua e ho cotto per circa 5-6 minuti. Ho aggiunto olio evo a crudo, quello consentito, un cucchiaione di semi di girasole tostati, e una decina di foglie di basilico fresche, ho passato al mixer e ho tenuto in caldo. Ho cotto gli gnocchi in acqua salata, li ho pescati con la schiumarola e li ho conditi con la crema di porro e una spolverata di gomasio (ormai sono diventato gomasio-dipendente!).

Ma se devo dirla tutta, domenica mi è venuta una voglia pazza di prodotto da forno e allora ho pensato che se mi fossi prodotto in qualche dolcetto per la merenda dei boys, magari non troppo bomba, forse mi sarebbe passata.

Oh, ha funzionato! mi è bastato il profumo per la casa e un assaggiuzzo (mezzo muffin! vabbè l’ascesi mistica, ma c’ho una reputazione da rispettare!) di questi

MUFFIN ALLA ZUCCA E CARDAMOMO

E la voglia di dolce se ne è andata.

Ho setacciato 280 g di farina semi integrale con 100 g di zucchero dulcita, un cucchiaino di cardamomo verde in polvere, un cucchiaio di cremortartaro, un cucchiaino di bicarbonato, un pizzicone di sale, la punta del coltello di vaniglia bourbon in polvere. In una tazza ho mescolato bene 60 g di latte di riso, 80 g di olio di girasole spremuto a freddo, un uovo, due cucchiaiate di sciroppo d’acero (danno un tocco caramellato). Ho versato i liquidi sul secco, ho aggiunto 250 g di zucca cotta al vapore e schiacciata allo schiacciapatate, ho mescolato giusto per amalgamare, con un grosso cucchiaio di metallo e ho infornato nei pirottini a 180° per 20 ‘. Una volta intiepiditi, ho glassato i muffin con due cucchiai di zucchero a velo al cardamomo e qualche goccia di succo di limone.

Dopo l’assaggio mi sono fatto 40 vasche!

Saluti golosi, cat

mercoledì, ottobre 24, 2007

due tipi molto raccomandabili

Avete qualcosa da nascondere?

Beh, non in quel senso, io intendevo qualche obbrobrio in giardino, o nel cortile condominiale, conosco due tipi che fanno per voi.

Tenaci e prepotenti, tendono ad allargarsi un po’ troppo, ma è proprio lì il bello!

Luppolo e poligono, non sono nemmeno parenti, e, a prima vista, hanno un’aria campagnola e benevola, ma in men che non si dica, sanno soffocare anche la più brutta tettoia-pensilina-recinzione-isola ecologica malconce ( a parte il fatto che isola ecologica mi fa pensare ad un atollo nel pacifico, dotato di pannelli fotovoltaici ecc, e non alla monnezza, seppure d’oro, come sono i prodotti riciclabili , ma anche da voi, nel bel mezzo di un contesto urbano, accanto al lampione super trendy e alla panchina minimalista, ‘ste isole ecologiche le rivestono sempre con pannelli in legno tipo vecchia fattoria ia ia oh??).

Certo, i due vigorosi rampicanti non hanno la delicatezza di un caprifoglio o di un glicine, ma svolgono il loro compito alla svelta, e poi, l’aria selvatica che li contraddistingue porta un po’ di natura selvaggia anche nel più cementificato dei cortili.

La fallopia o Polygonum aubertii, di origini asiatiche, è molto amata anche dalle api, ha dei bellissimi ramoscelli flessuosi, rosso vivo, e delle foglioline fresche a forma di spinacio. Dalla fine dell’estate fino al gelo, si copre di una nuvola di fiori bianchi, con un odorino che ha un certo non so che? Non saprei dire se è una buona puzza o un pessimo profumo? Da lontano è anche piacevole, non ci coprirei assolutamente una pergola dove sostare!, ma una recinzione in fondo ad un cortile, quasi quasi.

Il luppolo, Humulus lupulus, è meno spettacolare, ma altrettanto vigoroso. Le foglie hanno una bella forma, tipo foglie di vite, e le infiorescenze a grappolino, sono molto decorative. Noi golosastri conosciamo anche i bruscandoli, che altro non sono che i germogli primaverili ed estivi del luppolo.

Ma sapete com’è, quando la fame chiama…

L’altro giorno, tornando a casa in bicicletta e pensando al pesce al vapore che mi aspettava mi sono spinto oltre, ho raccolto una ventina di infiorescenze di luppolo, belle cariche di polline dal profumo di aglio piccante 8avete mai provato a stropicciarle nelle mani e poi annusare?) e ci ho fatto questo

VAPORE DI PLATESSA AL PROFUMO DI LUPPOLO

(Kat, è abbastanza godurioso il titolo, messo giù in questo modo?)

Ho messo a bollire un bicchiere d’acqua con i fiori di luppolo, ci ho posato sopra il cestello del vapore con le fette di pesce bianco e delicato (platessa, sogliola…), 5-6 minuti di cottura.

Ho preso alcune cucchiaiate di brodino luppoloso e le ho montate in un vasetto con olio di oliva evo (quello consentito!), ho condito il pesce col luppolo e con un pizzico di sale inglese (il pesce lesso lo chiama proprio! E finalmente posso apprezzare il curioso regalo che mi ha fatto mio fratello Lampredotto, una confezione di sali del mondo, dritta dritta da Bruxelles) e ho accompagnato con una cofana di insalatina mista.

Poi, per festeggiare la quarta fettazza che se ne è sciolta via, mi sono concesso un super goduriosissimo dessert (magari! ma è bello essere convinti!).

Il tortino di cioccolato degli scribacchini, mi ha dato il colpo di grazia, la voglia di cioccolata era troppa e allora ho preparato questa

PERA ALLA BELLA ELENA, CHE PROPRIO ‘STA BELLEZZA…

Ho sbucciato una bella Williams non troppo matura e l’ho tagliata in due. L’ho messa a cuocere, al dente!, in un bicchiere d’acqua e un cucchiaino di miele (quello consentito, sigh,) insieme ad una bella spolverata di cannella. Ho cubettato la pera e l’ho sistemata in un bicchiere capiente. Ho aggiunto allo sciroppo cristallino e leggero (leggi sbrodega slacquarissa) un prezioso cucchiaino raso di cacao magro e amaro equo e solidale e la punta di un coltello di agar agar in polvere, ho fatto bollire per pochi minuti e ho versato sulle pere. In frigo per qualche ora e poi me lo sono gustato a cucchiaiate, con la coscienza pulita e la voglia di ciocco-pera soddisfatta (il mio abbinamento preferito) .

Saluti golosi, ma lait a tutti cat

mercoledì, ottobre 17, 2007

due domeniche d'autunno

E il reportage da Torino?

Il programma era così denso che non sono riuscito nemmeno a prendere un sano caffè con sandra-un tocco di zenzero!

Ragazzi se volete vi pubblico anche le foto, ma siete sicuri di voler vedere delle aree fluviali appena recuperate, o in fase di recupero?? con gli alberelli magrimagri, ancora le reti di cantiere, le ruspe in azione e le opre di difesa delle sponde?? No eh

O forse preferite le strutture delle olimpiadi invernali, fuori stagione?

Sbagliato target vero, forse sono meglio i resoconto dei due fine settimana autunnali, mi sa che Torino torno a visitarla con la calma che richiede una signora città, insieme alla bee!

Cosa c’è di più autunnale di funghi e castagne?

Due domeniche fa, ancora stordito dal viaggio di ritorno, ho accompagnato la bee, i boys e la nostra ziasitter a Monticolo, una località, un bosco a dire il vero, con due laghi balenabili, appena fuori BZ.

Aveva piovuto e il bosco era profumato di foglie secche e funghi, e l’aria fresca andava giù che era un piacere.

Una piccola passeggiata senza pretese, per godersi il muschio sotto le scarpe, le forme dei funghi e lo scrocchiare delle foglie secche, ma la tentazione più forte, irresistibile! erano i ricci di castagna appena dischiusi, colpiti dal sole, che mostravano il loro tesoro goloso (Monticolo è un parco tutelato, non si possono raccogliere funghi, frutti, fiori; inoltre in tutto l’AltoAdigeSuedtirol, le castagne le possono raccogliere solo i proprietari dei fondi, che poi le vendono ai passanti o al mercato del sabato)

Castagne lucide e cicciotte.

In ogni riccio ce ne sono quasi sempre tre, due gemelle belle grassottelle e perfette, e in mezzo la sorella sfgt, tutta grinzosa e rinsecchita, schiacciata dalle due prepotenti.

Cercare di aprire i ricci a mani nude è da fachiri! E anche con la scarpa, occorre una buona suola spessa!

Coi pm abbiamo fatto un compromesso, ce ne siamo sgraffignate solo 10, davvero, giusto per il piacere di averle raccolte da soli.

La sera, quelle poche castagne cotte al forno (sotto il grill a massima potenza), a sentire i boys, avevano un sapore davvero speciale.

A fine passeggiata ci siamo sparati dei Knödel in una bettolaccia, (gli ultimi miei Knödel per un bel pezzo credo).

L’interno del locale era davvero sgangherato, ma davanti c’era un prato al sole con delle brillanti panche gialle e dei tavoli blu e una bancarella di frutta e verdura dell’orto della contadina, con delle mele spropositatamente grandi (le mele!, beh anche quelle della contadina erano spropositatamente grandi!), i colori sotto il sole ci hanno accalappiato.

Non ne avete abbastanza? E allora vai di gita dai nonni!

Anche la domenica appena trascorsa è stata una domenica di tutto riposo, a parte qualche piccolo intoppo all’alba e al tramonto! (aloraa! Vi volete vestire che è tardi e la nonna ci aspetta, e mettete via quel game boy! noo, dai nonni non lo portate, guarda che ti sei messo la maglia al rovescio, bee, dov’è la macchina fotografica? Lapupazza ‘sto cappero di sacchetto dell’umido che si sfonda sempre giù per le scale, cat l’aspirapolvere piccolo!).

Oraemezza di autostrada e finalmente: una vera giornata campagnola di ottobre, bigia e lenta.

Boys indaffarati col nonno, io e la bee ci siamo concessi una romantica passeggiata.

Non eravamo gli unici a goderci i pochi sprazzi di sole!

L’albero di cachi era stracolmo di frutti, alcuni maturi e spaccati, attiravano ogni sorta di farfalla, come in un ultimo banchetto prima del gelo.

Passeggiando tra le vigne, in cerca di radicchi selvatici, ci piaceva piluccare dai piccoli grappoli sfuggiti alla vendemmia, dolcissimi chicchi d’uva e spruzzarli direttamente nel gargarozzo.

Cammina cammina, anche in autunno, nelle zone dimenticate dai coltivi, abbiamo trovato delle erbazze interessantissime!! Quasi più belle dei Pennisetum: le Setaria.

Morbidi ciuffi piumosi, bellissimi in controluce, evidenziati dal viola delle foglie fascianti; mi avevano colpito subito, ma dietro la concimaia del vicino (mitico posto di ispirazione giardiniera!) ne ho trovati di giganteschi.

Un po’ di settembrini bianchi dal profumo lieve e agrumato, un po’ di foglie color cioccolato della Bidens frondosa, qualche stella gialla di rucola selvatica e il gioco è fatto.

Salutati i nonni, salutato il sole arancione (non avete idea come ci manchi. Dalle nostre parti il sole sparisce ancora accecante dietro le montagne!).

Un’oraemmezza di autostrada e poi a nanna tranquilli e rilassati (ma nooo! Non dovete tuffarvi dalla lavatrice nella vasca che allagate tutto, avanti con quegli spazzolini, cat quanti cappero di grammi di pasta ti devo pesare? Bee dove sono le chiavi della soffitta che vado a stendere, la cartellaa, e la storia della buona notte?…).

Come avrete intuito SONO A REGIME SUPER CONTROLLATO!!

Niente dolciformaggiburrouovapanelievitatovinobirraeccetera! Fino a quando? Fino a quando il mio colesterolo HDL e il mio giropanza raggiungeranno livelli accettabili.

Bizzarro, ho tutti i valori nella norma tranne il colesterolo buono, che è sottoterra, e allora pesce, verdure crude e olio di oliva (tanto, 6 cucchiaioni al dì!) a pranzo (la lotta con la dietologa, per non mangiare la carne è stata durissima!), carboidrati e verdure cotte la sera, yogurt magro e frutta a colazione e merende.

Con ‘ste premesse mi toccherà reinventarmi un blogghe tutto salutista, ma mi ci vedete? Forse continuerò a sfornare bombe caloriche, ma le regalerò agli amici (mannaggia tutti magri sono!).

Oggi cominciamo bene;

RISO CON ZUCCA E ORTICHE.

Dai nonni c’erano le ultime ortiche, coi germogli belli freschi, spuntati dalle ultime ranzate, c’erano anche delle belle zucchette e allora vai di “risotto” (see, gli piacerebbe!)

Dadolare la zucca e cuocerla al vapore. Nell’acqua di cottura della zucca cuocere il riso e le ortiche tritate, scolare, aggiungere i dadini di zucca, l’olio consentito (hehe) spolverizzare di gomasio (qui all’alga spirulina! GIURO esiste veramente) e goderselo masticando molto lentamente, saluti ipocalorici cat

mercoledì, ottobre 03, 2007

coccole

Oggi vi parlo di un’altra mia passione, le rose botaniche o “selvatiche” che con le erbazze, altra mia grande simpatia, ci stanno bene che è un piacere.

Chi ama queste rose ama i giardini non troppo “pettinati”, perché oltre ad avere bisogno di un po’ di spazio, specialmente all’inizio non sono proprio dei cespugli ordinati; se avrete la pazienza di aspettare anche un solo anno però, e in giardino la pazienza è d’obbligo, i quattro fili spinosi che guarderete dubbiosi al momento dell’acquisto, si trasformeranno in macchie di colore d’effetto, belle in ogni stagione. Le fioriture sono spettacolari per quantità di fiori e profumo, ma ahimè, alcune alquanto effimere.

Le “botaniche” però ci ricompenseranno abbondantemente in autunno, quando brilleranno di centinaia di “coccole” rosse e carnose, accese dai raggi del sole al tramonto e che, uccellini permettendo, daranno spettacolo per tutto l’inverno.

Ogni rosa ha il suo frutto: la rosa canina ha un frutto allungato, a volte roso intenso, a volte arancio, la multiflora produce dei fruttini minuscoli ma in mazzetti straripanti, fantastici anche recisi; la rosa carolina li fa cicciotti, schiacciati e pieni di spinuzze, mentre le moyesi si copre di una miriade di frutti a fiaschetto, veramente buffi; la rosa glauca si adorna di mazzetti di palline giallo ocra, la pimpinellifolia addirittura neri e lucidi, irti di peli e per finire questa carrellata (ma la lista sarebbe ancora lunghissima!) le esagerate rosa rugosa, che sfoggiano delle melozze grose più di una noce.

Eh già ho detto melozze perché rose, mele, pere, appartengono tutte ad una grande famiglia, sono praticamente cugine: le rosacee pomoidee.

Per i botanici: lo so che le coccole sono i “frutti” del ginepro, ma se avessi intitolato questo post: cinorrodi (vero nome botanico di questi falsi frutti), chi se lo sarebbe filato?

A volte, a dare man forte alle bacche ci si mettono anche alcuni insetti che, deponendo le uova nei boccioli, causano mutazioni al tessuto della pianta creando le incredibili e marziane “galle” piumose.

E oggi ricettina in tema:

CONFETTURA DI STROPACUI

Per farci dei biscottini natalizi che erano anni che volevo realizzare.

Confettura di che? Grattacul! Eh?? Già in veneto e in trentino i cinorrodi delle rose canine si chiamano proprio così! All’interno del finto frutto carnoso ci sono un sacco di semi e peletti mefitici, tipo lana di vetro per intenderci che, una volta ingeriti in quantità, producono un non proprio simpatico effetto!

Avete idea cosa voglia dire fare la marmellata di stropacui??? Un’ora e mezza per affettare e raschiare l’interno di ogni singolo stropacul (coi guanti naturalmente e subendo gli sguardi rassegnati e rivolti al cielo della bee, ogni volta che passava per la cucina!).

Insomma n’ora e mezza per miseri 180 g di prodotto finito, allora ci ho cacciato dentro anche una mela sbucciata, di quelle acidule e 100 g di zucchero di canna (di quello bianco, per non coprire il sapore). Ho lasciato una notte a macerare e poi ho cotto per una ventina di minuti. Ho passato al passaverdura (non col mixer please, che si gonfia troppo) e poi ho fatto cuocere ancora per 10 minuti e ho invasato BEN 2, dico due vasetti tipo pesto! Ma se la dovessi vendere…altro che marmellata d’oro e limoni!

Cosa? Si lo so che i vasetti non sono uguali, ma io odio le dispense tutte ordinatine con i vasetti tutti uguali! La dispensa è la dispensa, mica uno scaffale del super. Il mio mobiletto delle marmellate è in cantina, bello al fresco, ed è un tripudio di vasetti di ogni forma e colore. Sulle etichette invece sono rigidissimo, data e disegnino non mancano mai! Saluti golosi cat