martedì, maggio 30, 2006
Il rabarbaro officinale (Rheum officinale) si trova spesso negli orti di montagna, in un angolo, in mezz'ombra. E' originario della Cina occidentale e del Tibet e quindi non teme le gelate.
Ha bisogno di molta acqua e buone concimate autunnali (io uso lo stallatico pellettizzato - si sa, in città non si può spuzzolentare tutto il vicinato) Nell'orto matura insieme alle fragole, e i più coraggiosi possono fare un bel frullatino di fragole, rabarbaro e ghiaccio(crudo ha un gusto veramente acido, ma ricchissimo di vitamine e sali!) .
Occhio perchè la parte verde delle foglie è leggermente tossica, e anche i "gambi" quando diventano legnosi!
Esistono anche delle specie decorative, adatte ai giardini in penombra, e magari sulla sponda di un laghetto; il più bello è a mio parere il Rheum palmatum, dalle foglie dentate e gigantesche.
L'orto mi ha regalato un bel mazzo di coste di rabarbaro, e cosa mi è arrivato nella biokistl? altro rabarbaro...e così: confettura di rabarbaro:
Mondare (non vedevo l'ora di usare questa parola, mi fa venire in mente le massaie d'altri tempi, e io mi sento un po' massaio!) il rabarbaro e tagliarlo atocchetti, metterlo in una ciotola e coprirlo di zucchero, aggiungere il succo di 1 limone. (1 kg frutta - 600 gr zucchero di canna integrale tipo Dulcita CTM del commercio equo e solidale). Non tutte le confetture riescono bene con lo zucchero di canna, ma questa diventa speciale. Lasciare riposare 1 notte e poi cuocere, prima a fuoco vivo per un po', poi abbassare la fiamma e portare a cottura (circa 1/2 ora o poco più); non bisogna cuocere troppo le marmellate altrimenti caramellano e prendono tutte lo stesso gusto di bruciaticcio (come faccio a saperlo?!...hem...non si nasce mica tutti imparati!)
Schiumare alla fine e invasare ancora bollente. Io non capovolgo mai i vasetti (mi fa ribrezzo l'interno del tappo tutto sporco) e le confetture durano lo stesso un sacco di tempo.
L'ho provata col pane di segale della val Pusteria, comperato ieri a Monguelfo, aromatizzato al cumino e al fieno greco e con un velo di burro (ci voleva proprio!). saluti golosi cat
lunedì, maggio 29, 2006
vorrei essere una mucca!
Oggi sono stato a Monguelfo-Welsberg per lavoro, non immginate il freddo che faceva (per dire: i lillà erano appena in boccio!), e pioveva pure.
Tornando a casa ho scorto dal finestrino una macchia di colore, ho parcheggiato alla selvaggia sul lato della strada, mi sono infilato gli scarponi da battaglia che tengo sempre in macchina (evitare i commenti sul'Arbre magique grazie!) e mi sono arrampicato su di un pendio scosceso.
Sorpresa, davanti a me c'erano pennellate di viola, lilla, blu, azzurro...tutto così perfettamente armonizzato dal vapore della pioggia: un sogno, non potevo non condividerlo! Ho invidiato le mucche al pascolo, chissà che sapore meraviglioso hanno per loro i fiori, saluti golosi cat
PS: aiutooo blogger esperti! perchè le mie foto e il testo si dispongono sempre come cappero piace a loro, e non come vorrei io, perfettino, tutte belle inquadrate inframmezzate dal testo giustificato?
domenica, maggio 28, 2006
il castello dei falconi
Oggi gita a Castel Tirolo, una bella passeggiata tra meleti e vigneti, tra otri fioriti, muri a secco e castagni secolari. Il caldo era tanto e la strada in salita, quindi mi sono ricordato alcuni vecchi trucchetti per rendere ilo percorso meno lamentoso!
Ho rispolverato i disegni sui vestiti con le foglie di parietaria (quella maledetta che mi fa starnutire un casino! che serva a qualcosa almeno!) e il giochetto di chi "snasa" per più tempo i fiori di convolvolo.
Lo scopo dell'escursione era però quello di andare a visitare il Centro Recupero Avifauna Castel Tirolo (tel 0473-221500).
Ai piedi del castello-museo, (bellissime le nuove strutture in acciaio cor-ten e legno!) c'è la sede di questa associazione e due volte al giorno, alle undici e alle tre di pomeriggio, viene organizzata una dimostrazione di volo con il falconiere.
I bambini sono rimasti a bocca aperta (e anche noi a dire il vero): falchi, poiane, un' aquila, un gufo e un avvoltoio (tutti nati in cattività e provvisti di regolare certificato) sfrecciavano sopra la platea, si alzavano altissimi nel cielo e poi giù in picchiata, giocando con il falconiere.
Non amo molto gli spettacoli con animali ammaestrati, specialmente quando vengono costretti a fare cose per loro innaturali, sottolineando la "forza del domatore", ma i voli pazzi di questi rapaci, e le ripetute picchiate verso il falconiere, anche senza la ricompensa del boccone di carne, mi hanno fatto pensare che gli uccelli potessero veramente giocare e divertirsi.
Per finire in dolcezza, a Castel Tirolo c'era uno stand di torte fatte in casa, per una associazione di beneficenza, ho provato lo strudel di mele e rabarbaro. BUONISSIMO! Ho "tarmato" così tanto la signora Helga, che alla fine mi ha sganciato la ricetta. Nei prossimi giorni la testo, e poi vi posto la ricetta. Saluti golosi cat
sabato, maggio 27, 2006
spätzle
Gli Spätzle, gnocchetti di farina e uova, sono un tipico piatto "trasversale" della cucina sudtirolese; trasversale perchè vengono cucinati sia nelle famiglie di origine italiana che nelle famiglie sudtirolesi.
Le usanze semplici, pratiche e veloci sono le prime che vengono adottate, ma con alcune differenze: la cucina sudtirolese propone gli Spätzle come contorno, spesso insieme alla carne, al posto del pane, mentre la cucina italiana bolzanina li trasforma in primo piatto.
Gli Spätzle sono un piatto jolli di casa nostra, sono facili da realizzare e piacciono molto anche ai bambini.
La versione che vi propongo è dedicata ai papaveri, ma è nata un we di qualche tempo fa, quando abbiamo dimenticato di fare la spesa e il frigo proponeva solo poche uova e una tristissima confezione di rape rosse!
Spätzle di rape rosse con crema di caprino e semi di papavero
Mettere sul fuoco una capiente pentola colma di acqua e portare ad ebollizione. Mettere nel mixer due rape rosse cotte al vapore e pelate, un cucchiaio di olio xv oliva, un pizzico di sale, una grattata di noce moscata, e frullare fino ad ottenere una crema omogenea; aggiungere un uovo, farina semi-integrale (aggiumgerla a poco a poco) fino ad ottenere una pastella di consistenza "media" (tipo pasta dei bignè); sciogliere alcuni caprini con poco latte, formaggio grana grattugiato un pizzico di pepe; tostare una cucchiaiata di semi di papavero in un padellino anti-aderente per pochi minuti; prparare la "Spätzlehobel", la grattugia per gli "spézl", sopra l'acqua bollente salata e oliata con un po' d'olio, e zic e zac...fare gli gnocchetti. Lasciarli cuocere per alcuni minuti, scolarli bene dall'acqua di cottura e servirli con la crema di caprino, spolverizzando con grana e semi dui papavero tostati. Saluti golosi cat
papaveri & Co.
Anche un campo d'orzo e papaveri possono diventare fonte di ispirazione per un giardino, il grigio-verde delle spighe rende brillante e a cceso il colore dei papaveri, il rigore delle singole spighe diventa un morbido mare se guardato nell'insieme.
Ma gli stimoli più interessanti non si trovano al centro della coltivazione!
Basta spostare lo sguardo ai margini degli appezzamenti coltivati, sulle scarpate scoscese, lungo i fossi, in tutti quei luoghi dove le macchine agricole non hanno accesso, per trovare dei veri giardini in miniatura. Questi frammenti di paesaggio "senza uno scopo" sono il rifugio per tantissime specie, sia autoctone che esotiche, l' unico luogo dove possano crescere mescolandosi e dando vita a combinazioni inedite, vere fonti di ispirazione giardiniera.
L'insieme di questi luoghi residuali, zone non coltivabili, aree industriali o residenziali dismesse, ecc., viene definito da Gilles Clément con il nome di Terzo paesaggio , il teritorio in movimento e della diversità(Gilles Clemént: Manifesto del Terzo pesaggio; quodlibet - Macerata - 2005).
Ma in un campo di papaveri si possono inventare anche tanti bei giochi tipo:
BIANCO ROSA O ROSSO? occorrente: un campo di papaveri! ma vanno bene anche le piantine ai bordi delle strade. Si prendono i boccioli chiusi, quelli pelosetti, e si chiede di indovinare bianco rosa o rosso; ognuno dice la sua e poi si verifica il contenuto, chi ci azzecca vince.
Oppure si possono fare delle bellissime principesse ballerine con la corona vedina! saluti golosi cat
mercoledì, maggio 24, 2006
pane e frutta
Avete mai provato pane e frutta?! Se avete, come me, una nonna e/o una suocera venete sicuramente si; oppure: tornati a casa nella pausa pranzo e la dispensa non offriva di meglio che pane e mela (di solito il venerdì, quando aprendo il frigo c'é l'eco!), ancora si, altrimenti... non sapete cosa vi perdete!
Ho già sperimentato: pane-mela, pane-uva (bbono), pane-noci (si lo so che le noci non sono frutta, ma col pane sono ottime!), pane-fichi, e poi conosco un tipo che si mangia una mezza anguria a mo' di scodella inzuppandola di pane biscottato (giuro non sono io!)
E ancora meglio del pane sono i grissini, specialmente per "pocciare" il sughetto che si forma in fondo al bicchiere delle fragole (le fragole a casa nostra si mangiano nel bichiere, anche le pesche). Bene, questo mercoledì sono arrivate le fragole con la Biokistl(http://www.biokistl.it/), e ispirato da fiordizucca, mi sono prodigato in questi grissini ai fiori di sambuco.
GRISSINI AI FIORI DI SAMBUCO
Impastate 300 gr di farina semintegrale, un pizzico di sale, un cucciaio di lievito naturale disidratato, un paio di cucchiai di malto d'orzo, un paio di cucchiai di olio xv di oliva, un paio di cucchiai di fiori di sambuco (mi raccomando raccolti lontano dal traffico!) e acqua a sufficienza per "tirare" l'impasto. Lasciate lievitare per alcune ore e poi formate i grissini, spennellateli con acqua e un cucchiaino di malto e ricopriteli con lo zucchero in granella; lasciateli lievitare ancora un pochino e infornateli a forno medio alto per 10-15'. Se vi piacciono morbidi mangiateli subito, altrimenti biscottateli ancora in forno per altri 10' a 50°.
Da "pocciare"in una bella zuppetta di fragole, condite con limone e dolcificate con un cucchiaino di sciroppo di sambuco.
Niente male anche nello yogurt, usati come cucchiaino direttamente nel vasetto (si lo so è una maialata, ma non ci credo che nessuno, di nascosto, non lo abbia mai fatto!)
saluti golosi cat
martedì, maggio 23, 2006
selvaggio sambuco
Il sambuco (Sambucus nigra) in giardino : un ospite gradito ma un po' invadente! A maggio il sambuco dà il meglio di se, grandi ombrelle di fiori bianchi, sfumati di giallo e verdino, profumati, che si fanno apprezzare nelle siepi miste, nei giardini di sapore campagnolo, specialmente in compagnia di rose botaniche.
Da quando mi è venuto in mente di scrivere questo post, mi sono reso conto che di sambuchi(?) ne è piena anche la città; piante nate spontaneamente, ma lasciate crescere per il loro sapore "selvaggio", informale, che a volte riesce a smorzare il rigore formale della città.
Li vedo bene (e li ho adoperati) anche tra il verde dei parchi gioco: in autunno con i bei frutti viola si posono fare un sacco di giochi (per la gioia delle mamme, e dei produttori di detersivi!)
saluti golosi cat
perdonate la foto-composizione ...migioreremo!
lunedì, maggio 22, 2006
universi paralleli
\ Maggio, mese propizio per iniziare qualcosa di nuovo.
Vorrei inaugurare questo blog condividendo un sapore di maggio e un ricordo che per me significano molto: il sapore dello sciroppo di sambuco e il ricordo della scoperta del mondo parallelo!
La terra da cui scrivo è collocata tra due universi paralleli , due mondi, due culture che a volte si sfiorano, si guardano, a volte si piacciono, ma che non riescono mai a venire pienamente in contato. Avete presente le bolle di sapone?! A volte volano da sole, a volte capita che due bolle si uniscano in volo, ma non diventano mai una bolla unica, a separarle rimane sempre un velo, che, per quanto sottile e trasparente impedisce all’aria delle due bolle di mescolarsi. Questo è quello che succede in Alto Adige, basta sostituire alle due bolle la cultura del mondo tedesco e la cultura del mondo italiano, due realtà parallele, divise da limiti linguistici (a dire il vero facilmente valicabili) preconcetti, retaggi storici. Secondo me uno dei modi più divertenti per “varcare la soglia” è sperimentare anche con i sensi la presenza dell’altra cultura, assaggiarla, annusarla per provare a capirla. E anche se si giunge alla conclusione che siamo proprio diversi gli uni dagli altri, e che la comprensione piena non potrà mai essere realizzata (opinione del tutto personale) rimane il gusto di averci provato e si avrà ad ogni modo sperimentato qualcosa di nuovo ed interessante.
Direte: ma cosa c’entra con lo sciroppo di sambuco? C’entra eccome, il bicchiere di Holersaft (succo di sambuco) che da bambino mi veniva offerto dalla padrona di casa in montagna durante le vacanze, aveva un gusto nuovo, un gusto interessante, per nulla famigliare ma che mi piaceva. Da allora non ho mai smesso di provare ad assaggiare e a capire i miei vicini di “bolla”.
HOLERSAFT = SCIROPPO DI SAMBUCO
Raccogliere dieci-quindici ombrelle di fiori di sambuco "mature", cariche di polline, (attrezzarsi con un cesto per non rovinarle) e sistemarle in un recipiente di vetro, affettare un paio di limoni bio e riporli nel contenitore, coprire il tutto con un litro di acqua calda e lasciare in infusione una notte intera. L'indomani filtrare il succo, aggiungere 1 kg di zucchero di canna bianco,(attenzione quello integrale altera il sapore!)e portare a bollore fino allo sciroppo, 10 minuti dovrebbero bastare. A fine cottura aggiungere un bel bicchiere di aceto di mele e fare evaporare ancora qualche minuto. Imbottigliare ancora caldo. Si conserva bene per molti mesi ed è ottimo diluito con acqua fresca ma anche nello spumante non è male!
Fiori di sambuco: seccati all'ombra e riposti nelle casse di mele aiutano a conservarle meglio, in infusione sembra che abbiano proprietà rilassanti!