Domenica siamo andati dai nonni.
La giornata era uggiosa, un velo di nebbia copriva il cielo, faceva anche un po’ freddino, quello umido, a cui noi montanari non siamo abituati!
Cosa fare cosa non fare, abbiamo deciso di andare al supermarket Natura & Co., reparto prati e vigneti, self-service !
Armati di coltellino seghettato, cestone in vimini e bastone, abbiamo perlustrato il reparto: erbe alimurgiche.
Erbe alichè? Mi chiederete, evabbè erbette selvatiche che si possono mangiare, anzi io direi che almeno una volta, si DEVONO mangiare!
Raccogliere le erbe selvatiche mi piace un sacco (è da piccolo che la mia nonna mi ha iniziato a questa sana pratica!), mi dà sicurezza, metti che mi perda nel bosco, o che voglia scappare un pochino da mrs.bee, potrei sempre nutrirmi di bacche e radici! E sai che fisichino?!
Le regole fondamentali per la raccolta delle erbe selvatiche sono poche:
1-fondamentale è trovare un posto dove essere sicuri non siano stati eseguiti trattamenti fito-sanitari e concimazioni chimiche!!!! Meglio chiedere il permesso al contadino, se si tratta di un terreno coltivato, onde evitare l’impallinamento!
2- raccogliere solo le erbe conosciute, per questo, all’inizio, conviene andare a “radessi” con qualcuno di esperto, che so, andateci con la nonna, con la vecchia zia, o con qualche associazione di appassionati.

3- abbiate rispetto per la natura, raccogliete solo quello che siete sicuri di utilizzare, mondatelo bene e, possibilmente, non ammassatelo in sacchi di nylon, lasciatelo respirare.
Il super-prato di questa stagione offre le “crenchene”, Cicorium intybus (ma potrebbe essere anche Crepis biennis, non ne sono sicuro, dovrei ricordarmi di vederle fiorite, comunque sono commestibili entrambi, non vi avveleno!), cicorino di campo. Rosette bellissime, appiattite al suolo, con foglioline frastagliate verde scuro rossastre.
Siete sicuri che siano cicorie di campo se, raccolte e pulite, si arricciano all’ingiù, tipo polipo!
Questo trucchetto me lo ha insegnato il mio "vecio", del quale ho immortalato la manazza!
Nel reparto vigne, erano in offerta dei “molesini”, Valerianella locusta, i soncini, gallinelle, valerianelle, come volete chiamarli. Rosette verde chiaro di foglioline arrotondate, un po’ pelosette, con le venature in evidenza! La migliore insalata che ci sia!

Ah, dato che c’eravamo, siamo passati anche al reparto uova fresche!
Come ce le siamo pappate? Eccole
VALERIANELLA CON SCAGLIE DI GRANA
Ho pulito la valerianella, che fortunatamente non è mai troppo terrosa, tipo che consumi un ettolitro d’acqua per levarle i fastidiosissimi granelli che ti scricchiolano sotto i denti!
Una bella passata alla centrifuga per l’asciugatura (ho un’amica contraria alla centrifuga per l’insalata, ma si può? Lei è per il metodo ghandiano: strofinaccio e gran giro di braccia, roba che ti fai un action painting su tutto il soffitto e le pareti della cucina, ma noi le vogliamo bene lo stesso!).
Ho sistemato la valerianella in un piatto, una gran bella spolverata di pane abbrustolito e poi grattugiato, scagliette di grana padano, un pizzico di sale e un delicato olio del garda!
Ma non è finita qui
CRENCHENE SALTATE CON UOVO IN CAMICIA
La mondatura delle cicorie richiede un filo di pazienza in più (grazie mamma!) e una discreta quantità d’acqua! Una volta pulite le ho lessate in acqua bollente salata, per sei sette minuti, le ho scolate e le ho passate velocemente sotto l’acqua ghiacciata, le ho strizzate e le o passate in padella con olio evo e uno spicchio d’aglio, che poi ho tolto.
Nel frattempo mi sono fatto un uovo in camicia (lo sapete il trucchetto per farli perfeti: tegame largo e poco profondo, tanta acqua acidulata con aceto bianco, acqua a bollore e, prima del tuffo, occorre fare un vortice veloce con l’acqua.
Ho sistemato le crenchene e l'uovo nel piatto, una spruzzata di aceto balsamico, sale e pepe. sapori ancestrali! saluti golosi cat